editoriale
25 ottobre 2019 18:12di ENZO COSENTINO
La situazione “ideologica” all’interno del Pd calabrese si fa sempre più preoccupante per basso livello di democrazia decisionale, attualmente in essere. E’ una elementare constatazione che si può fare, senza tema di smentita, solo leggendo note stampa e “pensieri” di personaggi che rivestono ruoli di responsabilità territoriale nel Partito dem. Non ultima, ma ultima in ordine di tempo, quella del segretario della federazione provinciale di Cosenza, Guglielmelli, schierato per la vicenda della candidatura a presidente della regione,a fianco di Mario Oliverio. Una fotografia realistica del momento “no” del Pd in Calabria messo in crisi anche dalla diversità di vedute sull’eventuale accordo elettorale con il movimento 5Stelle (pure esso diviso su questo proposito). Ma i calabresi che la politica, soprattutto quella “mala”- sia di sinistra, sia destra- la vivono sulla propria pelle per le disavventure quotidiane in tutti i settori della vita sociale. Ve ne fosse uno che si salvi dal disastro regionale. Si, perché, la Calabria è sempre più a rischio di “regione off-limts” se non si mette mano veramente alla sua rigenerazione. Ad una “nuova Calabria”! Dove il significato politico di “rigenerazione” dovrebbe significare individuazione di un nuovo “sistema regione” e non quell’offensivo e insignificante termine di “rottamazione” di renziana memoria. Largo ai giovani, certamente. A quelli che – a sinistra come a destra- non hanno assimilato i cattivi esempi del fare politica. In Calabria esistono realmente le condizioni? E’ l’interrogativo politicamente più condizionante al quale occorre dare una risposta. Il dramma politico calabrese volendo riassumerlo in una battuta è che la bipolarità centrosinistra- centrodestra è in crisi. C’è un centrosinistra che ritiene di aver fatto un salto storico incorporando nel suo “corpo tradizionale” un movimento (non ancora partito) populista, c’è un centrodestra che oggi ha come partito guida la Lega Nord. Quella salviniana anche se diversa da quella a suo tempo considerata secessionista.
Allora in Calabria che si fa? E’ politicamente riduttivo ad esempio che la “vita” del Pd in Calabria debba ruotare su “Oliverio candidato, Oliverio non candidato”. Non parliamo rimandando ad un “prossimamente”, del centrodestra. Allora ripetiamo per una risposta da chi di mestiere fa il politico: “in Calabria che si fa?”. Una risposta che non sia un misto di parole vuote (come spesso accade) ma una esposizione di cose realistiche –anche se poche non importa, anzi sarebbe preferibile- che interessano i calabresi al punto di appassionarli per un ritorno o un arrivo (per le nuove generazioni chiamate al prossimo voto regionale) alla partecipazione delle idee chiare e tonde!
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