di ARISTIDE CONTE*
Ho lavorato per oltre trenta anni come infettivologo nei reparti di degenza dell’ospedale per malattie infettive ed Istituto poi, Lazzaro Spallanzani di Roma. La struttura, ora moderna e dotata di caratteristiche strutturali e di personale adeguatamente preparato, è stata sempre nell’orbita della attuale Azienda S. Camillo-Forlanini, dipendendo da essa per la maggior parte delle specialità mediche e chirurgiche. Solo negli ultimi anni e attraverso passaggi che sarebbe lungo spiegare e che esulano dal dibattito in corso, l’Istituto si è dotato, oltre a quelli di base e già noti, di servizi quali TC, RMN, Endoscopia respiratoria e digestiva, Terapia Intensiva sorta inizialmente per soddisfare le esigenze del centro di Chirurgia dei trapianti interaziendale.
In tutti i primi 20 anni di lavoro uno dei maggiori problemi è stato sempre poter contare su una collaborazione tempestiva,concreta,efficace da parte degli specialisti della azienda S. Camillo della quale facevamo parte sino a circa 15 anni fa. A questa situazione hanno contribuito numerosi fattori i più importanti dei quali sono stati a mio avviso la separazione gestionale ed anche strutturale, la diffidenza nei confronti del contagio in genere, particolarmente accentuatosi nel corso della epidemia da HIV. Se si temeva il contagio da parte di un virus a trasmissione parenterale ( ematica, sessuale o verticale) figurarsi cosa potrebbe accadere nei rapporti tra diverse discipline, nel caso del Covid-19 che riconosce una trasmissione aerea.
Oltre alla reale difficoltà o impossibilità di far fronte a situazioni che esulavano dalle nostre dirette competenze, con tutte le implicazioni di carattere etico personale e medico-legale, il maggior cruccio è spesso stato pensare che i nostri ricoverati potessero essere considerati cittadini di serie inferiore e non fossero degni o non potessero godere della stessa assistenza di altri ricoverati. Per questi motivi mi sento di sconsigliare la creazione di un ospedale Covid strutturalmente lontano da una struttura “madre”. Un padiglione di malattie infettive dotato di possibilità di isolamento respiratorio, con percorsi dedicati, stanze di degenza a pressione negativa, personale preparato, motivato e periodicamente addestrato ( perché si dimentica facilmente ciò che non si pratica di routine), vicino ad una struttura “madre” è a mio parere l’unica risposta possibile per una corretta gestione sanitaria ed amministrativa. L’idea del Lazzaretto o dell’ospedale sanatoriale non ha alcun senso nella medicina moderna.
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