L'INTERVISTA. Il prof Penna: "Senza l'amore non c'è vita per l'uomo in generale, ma neppure esisterebbe il cristianesimo"

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ma neppure esisterebbe il cristianesimo"

  30 novembre 2019 13:09

di GIOVANNA BERGANTIN

Il noto biblista Romano Penna, professore emerito di Nuovo Testamento alla
Pontificia Università Lateranense, è in Calabria su invito dell’Associazione
“Felice Mastroianni” di Lamezia Terme e dell’UCIIM-sezione di Cosenza, per un
ciclo di conferenze su un tema di grande attualità, quello dell’amore, che
affronta nel suo ultimo libro “Amore Sconfinato”.

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Il prof. Penna tratta l’argomento con lo stile rigoroso e la competenza abituale e sceglie un approccio storico-culturale partendo dallo studio dei termini utilizzati nell’Antichità per definire l’Amore, soffermandosi sulla straordinaria novità e attualità del messaggio cristiano, collocato nel mondo contemporaneo. Proprio per questa visione di ampio respiro, le preziose intuizioni e affermazioni a cui
arriva, ne fanno un testo prezioso per credenti e non. Ed è a lui che, dopo il
suo intervento a Lamezia, ci siamo rivolti per qualche puntualizzazione sul
testo.
Professore, nelle sue innumerevoli ricerche ha dato un contributo rilevante
allo studio degli studi biblici. La particolarità sta nell’assumere come motivo
ispiratore un criterio storico. Conosciutissime le sue indagini sulle origini
cristiane in rapporto all’ambiente storico-culturale, sulla cristologia
neotestamentaria e gli studi su S. Paolo; basti pensare che queste sue
ricerche ci hanno regalato i due volumi I ritratti originali di Gesù il Cristo e
Inizi e sviluppi della teologia neotestamentaria. Perché oggi tratta il tema
dell’Amore?
"La domanda è pertinente. Gli studi che Lei ha citato sono settoriali, dedicati
specificamente alla figura di Gesù e al testo di una lettera paolina. Il tema dell'amore
invece ha qualcosa di generale nel senso di onnicomprensivo, dato che esso interessa
sia la vita di Gesù sia il pensiero di Paolo espresso nelle sue lettere. E poi interessa
ciascuno di noi. In effetti, senza l'amore non solo non c'è vita per l'uomo in generale,
ma neppure esisterebbe il cristianesimo. Quindi era necessario confrontarsi con
questo tema che compendia e sintetizza ogni discorso cristiano oltre che umano".

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In Amore sconfinato ci dice che il tema dell’amore non ha una sola
dimensione. Partendo dalla polisemia del termine ne analizza le particolarità
nel mondo Antico fino al cambiamento del cristianesimo. Perché è così
rivoluzionario?
"Lo è in quanto contraddistingue la specificità cristiana in rapporto alla società
antica. Lei ha sicuramente visto la citazione del romanzo 'Quo vadis', in cui
Pietro risponde alla domanda del prefetto romano circa la diversità del
cristianesimo rispetto all'apporto greco della filosofia e a quello romano del 
diritto. Pietro risponde appunto che il cristianesimo, di suo si caratterizza per il
l'apporto dell'amore (in greco "agàpe"). In questo senso si evidenzia la
differenza rispetto all'éros (che tende a colmare un vuoto) e all'amicizia (che
sussiste solo tra uguali), in quanto l'agàpe è propria di chi ha una pienezza
interiore tale da coinvolgere persino il nemico".
In tema di politica sociale, il messaggio dell’amore cristiano Lei lo definisce
rivoluzionario, controcorrente, ma situa Gesù e il suo movimento nella linea
della pace chiamandolo ‘partito’ della pace. In che senso?
"Sembra un paradosso, ma la rivoluzionarietà dell'amore cristiano non
solo non intacca la pace ma la favorisce. Già il Gesù storico ha corretto l'idea
giudaica di un Messia 'politico', che avrebbe instaurato un regno di pace a
prezzo di una violenza inferta ai suoi oppositori. Gesù invece non ha predicato
l'aggressività, bensì la concordia, e invece di detronizzare i potenti ha
promosso i poveri".
Professore, in questi tempi di forte crisi dei valori e dei sentimenti - anche il
modo di donarli e di riceverli cambia - come inserisce e spiega ai giovani di
oggi il modello dell’amore cristiano di Dio, l’amore vero, che non ha confini
quando accoglie, perdona, quando è misericordioso?
"Si tratta di una scelta di fondo tra la sola affermazione di sé e l'attenzione
'agapica' rivolta ai diversi, ai sofferenti, agli emarginati, agli scartati. Adulti si
diventa non affermando egoisticamente soltanto la propria libertà, che finisce
solo per separare, ma vivendo di un amore 'estroverso' che cioè ti proietta
disinteressatamente fuori di te, anche nel caso che non fossi ricambiato".
Nell’analizzare i testi Lei giunge ad alcune affermazione “Ma se l’amore è la
massima espressione della vita, esso neppure esiste finché non giunge a
dimostrarsi in concreto sul piano del vissuto quotidiano”. Vuole specificare
questa frase?
"L'amore per definizione è attivo, fattivo, e soprattutto costante: come dice il
titolo di un film di qualche anno fa "L'amore non va in vacanza". E chi dice di
amare fermandosi alle parole, in realtà non ama affatto. L'amore va dimostrato
sul piano dell'etica, cioè del vissuto concreto. Per il cristiano esso ha una fonte
da cui promana o una radice da cui cresce: è la fede in Gesù Cristo che, come
scrive san Paolo, "mi ha amato e ha dato sè stesso per me"". 

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