L'INTERVISTA. Marisa Laurito: "La Calabria? Una terra travolgente". L'attrice il 5 marzo salirà sul palco del Teatro Comunale a Catanzaro

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Marisa Laurito

“La Calabria è una terra che io amo molto, una terra disperata, che è stata anche abbandonata. Mio padre è calabrese, quindi è nel mio sangue".

  03 marzo 2020 00:09

di CLAUDIA FISCILETTI

Il teatro occupa un posto particolare nel cuore di Marisa Laurito, che ha iniziato a calcare il palcoscenico da giovanissima, entrando nella compagnia di Eduardo De Filippo. Una passione, quella per la recitazione teatrale, che non l’ha mai abbandonata, nemmeno quando ha iniziato a fare programmi televisivi di successo, al fianco tra gli altri di Renzo Arbore e Raffaella Carrà, tanto da ricevere nel 1989 il Telegatto come personaggio televisivo femminile dell’anno. Il 5 marzo l’attrice napoletana sarà al Teatro Comunale di Catanzaro per mettere in scena “Persone naturali e strafottenti”, l’opera teatrale scritta nel 1973 da Giuseppe Patroni Griffi. Al fianco della Laurito, che interpreterà il ruolo di Donna Violante all’epoca scritto per Pupella Maggio, nel cast Giancarlo Nicoletti, nei panni del travestito Mariacallàs, Gugliemo Poggi, interpreterà Fred, e Livio Beshir, protagonista di numerose fiction e lavori cinematografici. Nell’intervista per La Nuova Calabria, Marisa Laurito spiega quanto sia attuale una delle opere più controverse di Griffi e racconta i suoi esordi di attrice quando, incantata dalla bravura di Eduardo De Filippo, lo guardava recitare nascosta dalle tende del sipario.

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Giuseppe Patroni Griffi ha scritto “Persone naturali e strafottenti” negli anni Settanta, quanta attualità c’è in quest’opera teatrale per essere riproposta nel 2020?

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“Questa è un’opera teatrale attualissima, secondo me. Negli anni Settanta ci fu un delirio, Peppino fu attaccato da tutte le parti e durò pochissimo la messa in scena. Lui effettivamente era molto avanti nel tempo. Oggi è ancora più attuale perché si parla intanto di quattro solitudini, quattro persone totalmente sole e disperate, una cosa che negli anni Settanta non c’era perché si creava una rete di amicizie e di solidarietà fra la gente che oggi naturalmente si va perdendo. Poi parlava della guerra al diverso, che mai come oggi è attualissima. Ad esempio c’è questo ragazzo Fred, il personaggio di Guglielmo Poggi, che recita una battuta: “Io sono felice perché non desidero niente, mi basta quel poco che mi passa la mia famiglia e vado avanti”. Questa è una dichiarazione di mancanza di ambizione e progettualità che purtroppo oggi, in alcuni casi, è tra i giovani. Una cosa non da poco se si considera che negli anni Settanta, quando è stata scritta l’opera, si era appena usciti dai movimenti agguerriti dei giovani del Sessantotto. Peppino è stato un grande visionario e quest’opera oggi acquista una valenza diversa perché negli anni Settanta era veramente provocatoria e visionaria oggi io trovo che sia attuale e anche molto più ironica”.

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Donna Violante è il personaggio che interpreterà, è un personaggio particolare. Come si è preparata per questo ruolo?

“E’ un personaggio doloroso e da questo dolore viene fuori la comicità. E’un personaggio molto legato agli schemi delle commedie napoletane, cioè quei personaggi che hanno una vita terribile e che la superano solo portando dentro di sé la speranza. Donna Violante è una donna che ancora non ha perduto la speranza di potersi riprendere, la speranza di passare un Capodanno diverso, migliore, anche se da sola, nella speranza che l’anno nuovo sia migliore. Ecco tutto questo le è negato perché arriva a casa sua Mariacallàs, il personaggio di Giancarlo Nicoletti, che ancora una volta la tormenta e la opprime chiedendole una stanza persino la notte di Capodanno.”

Ha iniziato a recitare in teatro da giovanissima, nella compagnia di Eduardo De Filippo, e su alcuni articoli web c’è scritto che lei spiava le prove teatrali di De Filippo.

“No, non spiavo le prove, anzi, durante le prove dovevamo assistere tutti quanti. Era vietato, nella compagnia, guardare Eduardo mentre recitava, perchè gli attori dovevano essere composti nei camerini ed entrare nelle quinte solo tre minuti prima di andare in scena. Io invece lo ammiravo talmente tanto e pensavo ci fosse talmente tanto da imparare da lui che mi avvolgevo di nascosto nel sipario e dietro le quinte lo guardavo recitare.”

Un ricordo particolare che ha di Eduardo De Filippo?

“Il ricordo è quello di un uomo straordinario che ha vissuto per il suo lavoro e che ha avuto una passione straordinaria per questo mestiere e lo ha insegnato. Ricordo il suo testamento a Taormina quando disse: “Ho vissuto nel gelo, sono stato fortunato perché mio figlio Luca è venuto su in modo corretto”. Ecco, lui intendeva dire che per lavorare aveva vissuto molto da solo con i suoi fogli, con le sue carte. D’altronde non avrebbe potuto scrivere questi capolavori se fosse andato in giro a fare altro”.

Quanto è importante per lei Napoli, la città in cui è nata?

“Napoli è la mia patria. Io mi sento prima napoletana e poi italiana. Adoro Napoli perché è una terra straordinaria, vitale, vivace piena di movimento creativo, piena di invenzione, di teatralità. Ho sempre detto che la prossima volta vorrei rinascere a Napoli. E’ una città molto speciale nel bene e nel male.”

Lei ha lavorato anche nel piccolo schermo. Trova che oggi sia cambiato il modo di fare televisione?

“E’ cambiato proprio l’alfabeto del fare televisione. Sono cambiati quelli che gestivano la televisione e che all’epoca erano appassionati, mentre oggi difendono la sedia. Ma ci sono anche persone che ancora hanno a cuore la televisione, come Stefano Coletta, autore che pensa bene ai programmi. Fortunatamente ci sono quelli che eccellono. Ma la maggior parte della televisione viene fatta puntando agli ascolti e non alla qualità, invece quando la facevo io si puntava proprio alla qualità e gli ascolti venivano dopo. E’ cambiato veramente tutto, di trasmissioni garbate d’intrattenimento piacevole non ce ne stanno moltissime per quanto mi riguarda”.

Con questa premessa, sarebbe disposta a tornare in televisione?

“Lo farei ma dovrei avere la certezza di avere un dirigente, un funzionario come quelli di una volta, che combattono accanto a te e che non ti mandano al macello. Oggi un nome in televisione può essere mandato al macello in men che non si dica basta fare un punto in meno di share. Bisogna rifare passi indietro per dare alla gente la possibilità di avere un intrattenimento decente che non punti solo all’ascolto”.

Che idea ha della Calabria?

“La Calabria è una terra che io amo molto, una terra disperata, che è stata anche abbandonata. Mio padre è calabrese, quindi è nel mio sangue ed è di una bellezza travolgente. Non capisco perché non si faccia di tutto per tirarla su. La Calabria sarebbe un punto di turismo straordinario con il mare, con le coste, con il cibo meraviglioso. Non capisco perché non si punta a quello in modo serio.”

Quali progetti ha per il futuro?

“Sono diventata direttore artistico del Teatro Trianon di Napoli, quindi ho in progetto di fare eccellere questo teatro e poi spero di trovare sempre testi teatrali interessanti da poter portare in giro”.

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