Liste attesa, Larusa (Anaao): "Bene i piani, ma senza misure straordinarie per il personale non si avranno risultati"

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  02 marzo 2022 20:18

“Prendiamo atto con soddisfazione dell’emanazione del decreto del commissario ad acta n. 13 del 25 febbraio che dettaglia finalmente un ‘piano di recupero delle liste di attesa’. Piano necessario per recuperare le decine di migliaia di prestazioni ambulatoriali, di screening oncologici e la mole incredibile di interventi chirurgici programmati che sono stati differiti, alcune tipologie con percentuali da brivido in termini di diminuzione dell’aspettativa di vita e di drammatiche conseguenze che si potranno palesare negli anni a venire. Tuttavia, non possiamo fare a meno di rilevare, leggendo nel dettaglio gli strumenti con cui si vuole pervenire al recupero del 90% delle prestazioni non effettuate causa Covid, che la stessa poggia e, la legislazione nazionale non consente altra alternativa, sull’effettuazione di prestazioni aggiuntive di dirigenti e professionisti della salute”.  Lo afferma il segretario regionale dell’Anaao Assomed Filippo Larussa.

“Si ricorda che le prestazioni aggiuntive – precisa- vengono rese oltre un orario di lavoro che per i dirigenti medici sfiora già le 40 ore a settimana. Anche la retribuzione, tutt’altro che disprezzabile in un periodo di crisi economica, è gravata da un carico fiscale che comprendendo le addizionali regionali e comunali supera il 50%. Naturalmente a ciò va aggiunta l’inflazione percepita che viaggia ormai al 6,5% e che erode ancora di più il potere di acquisto degli emolumenti aggiuntivi. Il vero problema è: gli eroi, ormai stremati dopo due anni di guerra in trincea -chiedendo scusa per il paragone bellico in questi tempi molto tristi-, riusciranno ad avere ulteriori energie per far fronte a una richiesta di lavoro di fatto straordinario che potrebbe comportare 45 ore a settimana? Si tratta di colleghi che in alcuni casi riferiscono di aver trascorso, se impegnati in servizi di guardia e pronta disponibilità ospedaliera, soltanto un fine settimana su quattro con i propri cari e spesso nemmeno uno dei cosiddetti ‘grandi festivi’. È un interrogativo che bisogna porsi”, spiega Larussa che prosegue: “È vero che è possibile il ricorso al reclutamento straordinario di medici specialisti con contratti di lavoro a tempo determinato o addirittura con contratto autonomo libero professionale, ma abbiamo visto che questi bandi vanno deserti. Il problema quindi ancora una volta riporta a quello che è il mantra dell’associazione che rappresento. Il recupero delle liste di attesa è un’emergenza nazionale e va affrontata con provvedimenti straordinari lungo le due seguenti direttrici: aumentare ancora di più il numero (specie nelle regioni del Sud in piano di rientro, con un numero minore di Facoltà di Medicina nel loro Territorio,  almeno per il prossimo anno accademico) delle borse di specializzazione, avviando senza se e senza ma al lavoro tutti gli specializzandi del terzo, quarto e quinto anno (ove esistente) e soprattutto defiscalizzare ogni forma di prestazioni aggiuntive, lavoro straordinario e disagio lavorativo con un’aliquota pari a quella già concessa a dipendenti del settore privati e agli insegnanti per le lezioni private al di fuori degli istituti scolastici”. 

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“Questo se vogliamo dare contenuti di applicazione realistica al Dca o si spera, come oggi pubblica un notissimo quotidiano nazionale, di ricorrere, in mancanza delle centinaia di medici che stanno andando in pensione o optano per la libera professione più remunerativa e meno stressante, di colmare le lacune accogliendo la proposta avanzata da 50 primari in Italia, prossimi ai 70 anni, di restare per un biennio in servizio? Ed infine un ultimo interrogativo, nella proposta di legge che reca integrazione all’articolo 11 della legge regionale 19 marzo 2004 n. 11 e quindi formalizza l’istituzione delle case di continuità e degli ospedali di comunità, come impone il Pnrr, è prevista per le stesse -ad invarianza finanziaria- che l’assistenza venga prestata da personale dipendente e convenzionato ma quale personale si pensa di utilizzare? Quello già in servizio, attualmente insufficiente per mancato turn over o pensionamenti, o con nuove assunzioni? E come si pensa di poter conciliare queste nuove assunzioni senza stabilizzazione o proroga dei contratti di personale assunto per l’emergenza Covid allo scadere dello stato emergenziale al 31 marzo senza appunto prevedere un maggior onere finanziario?”, conclude Larussa.

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