In questo momento di grave crisi istituzionale pubblichiamo uno scritto di Saverio Abenavoli Montebianco, cultore di storia medievale e autore di numerosi saggi storici sui Normanni e la loro affascinante epopea nel Meridione d'Italia, che parla appunto di "Normanni, giustizia e Stato".
I Normanni ebbero il culto della Giustizia e della sacralità della Legge e della sua applicazione. Per quanto riguarda la corruzione, siamo nel XI e XII secolo, avevano predisposto la pena di morte per questo cancro dello Stato, la quale poteva essere mitigata solo e soltanto dal perdono del Re.
Ma i Giudici, i Nobili ed i funzionari della Corte , non potevano usufruire del perdono del Re e venivano giustiziati per primi!
I Normanni fecero della Giustizia la più alta estrinsecazione come ingegneria istituzionale dello Stato e vollero individuare nel Diritto un particolare patrimonio e presidio della cultura umanistica e una nuova interpretazione dei valori dell’uomo protesa verso il culto delle virtù ed in modo particolare della meritocrazia basata sul merito personale e sul servizio della cosa pubblica e dell’ordine civile e amministrativo.
Poiché senza legge e senza diritto, senza il rispetto della meritocrazia individuale al di sopra della nascita, delle ricchezze e del censo (oggi diremmo pure del colore politico e delle ascendenze familiari), per i Normanni non si poteva essere Stato!
Per tali caratteristiche, i Normanni furono appellati da molti storici anche moderni come “i Romani del Nord”.
Saverio Abenavoli Montebianco
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