“Accanto agli aiuti del governo centrale è necessaria una forte e importante sensibilizzazione del governo regionale verso gli operatori che resteranno chiusi in questo ennesimo periodo di lockdown imposto per contenere i pericoli della pandemia”.
Esordisce cosi l’ex consigliere regionale Santacroce.
“La zona rossa impone a tanti settori merceologici nuove chiusure e restrizioni che implicheranno una nuova stagione di forte disagio economico e rischio di fallimenti. Ristoranti, bar, parrucchieri, barbieri, centri estetici, palestre, abbigliamento, calzature, tutte le attività non essenziali presenti nei centri commerciali, gioiellerie, resteranno chiuse e conti alla mano gli aiuti promessi nel decreto ristori del governo Draghi non andranno a coprire neanche il 25% delle perdite che stanno subendo i commercianti indicati. A livello nazionale nel mese di Pasqua si stima in Italia una perdita per le imprese indicate di oltre 15 miliardi di fatturato e solo in calabria il crollo del fatturato è valutato in misura superiore al 60-65% rendendo pressoché indifferente la prosecuzione del commercio online per alcuni tipi di operatori o quello di asporto per altri”, scrive Santacroce.
”È facile dunque intuire come il ristoro calcolato con il nuovo metodo non andrà mai a dare respiro alle aziende che resteranno chiuse. Il governo regionale deve quindi ripetere con modalità più incoraggianti e importanti l’operazione già attuata nel prima fase del covid nel 2020 e riconoscere un bonus per poter riprendere le attività a fine pandemia con meno pericoli di chiusure. Un appello quindi all’assessore regionale Orsomarso affinché si attivi in tal senso. Il sostegno all’occupazione per il contenimento dei costi salariali deliberato a fine marzo è un buon punto di partenza ma le imprese locali hanno bisogno di aiuti più importanti rispetto al semplice contenimento della spesa lorda in misura dell’80% per il personale. Allo stesso tempo anche i Comuni devono essere chiamati ad aiutare chi resterà chiuso se non con incentivi quanto meno con misure straordinarie che possono essere identiche a quelle già attuate in altre realtà Italiane, come l’esenzione (e non semplice sospensione), della tari, dell’imu, della tosap e di altre imposte comunali per il periodo in cui le attività resteranno chiuse”, conclude.
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