"L'odio nella rete: dalla libertà di opinione alla gogna mediatica. Profili penali, risvolti psicologici e la deontologia del giornalista": i dettagli del convegno

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risvolti psicologici e la deontologia del giornalista": i dettagli del convegno

  14 maggio 2024 13:32

Si è tenuto ieri, 13 maggio, presso la sala conferenze dell'Hotel Guglielmo di Catanzaro, il
convegno dal titolo: "L'odio nella rete: dalla libertà di opinione alla gogna mediatica. Profili penali, risvolti psicologici e la deontologia del giornalista". L'evento è stato coorganizzato da Controvento A.P.S., Fidapa Catanzaro e Lions Club Catanzaro Host.

I relatori sono stati Giulia Pantano, Procuratore Aggiunto della Procura della Repubblica di
Catanzaro, Giuseppe Soluri, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Calabria, Fabio
Pirrotta, neuropsicologo e docente universitario e Paolo Carnuccio, avvocato penalista e
docente universitario. Sono intervenuti a porgere i saluti istituzionali Rossella Barillari, Presidente di Fidapa Catanzaro, Francesco Mancuso, Presidente di Controvento A.P.S., Rocco Chizzoniti,
Consigliere dell'Ordine degli psicologi della Calabria e Maria Gemma Talerico, Vice- Presidente dell'Ordine degli avvocati di Catanzaro.

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Ha moderato il convegno Danilo Iannello, avvocato penalista nonché Presidente del Lions
Club Catanzaro Host, fornendo spunti di riflessione ai relatori e rendendo il dibattito fecondo di contenuti e scorrevole. Gli interventi dei relatori sono stati efficaci e molto coinvolgenti. In particolare, il Dr. Pirrotta si è profuso in uno speech interattivo, che attraverso la proiezione di alcune slides ha potuto rendere il tema dell’odio in rete sotto il profilo psicologico, facilmente comprensibile ad una platea variegata e non di soli addetti ai lavori. In particolare si è soffermato sul versante della deindividuazione che, nella psicologia sociale, viene definita come quella
perdita di autoconsapevolezza e autocontrollo che si sperimenta in determinate situazioni
nelle quali l’individuo si trova ad agire all'interno di dinamiche sociali e di gruppo come è il
caso dei social network.

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Il Procuratore Aggiunto Pantano si è invece focalizzata sugli strumenti di repressione dei
fatti reato relativi al mondo del web di cui l’ordinamento attualmente dispone, senza dimenticare i diritti costituzionalmente garantiti, che rispecchiano il contraltare delle espressioni di odio nella rete e che meritano sempre ampia protezione. L’avvocato Carnuccio ha relazionato su quelle che sono le prospettive di prevenzione dei fatti reato in rete, anche tenendo conto della sempre più inarrestabile forza prorompente dell’intelligenza artificiale, che dovrà essere accolta anche dal mondo del diritto e non ostacolata, cercando di trarne il massimo vantaggio possibile senza snaturare o deviare l’apporto fondamentale della mente umana. Il presidente dell’Ordine dei giornalisti Soluri, si è invece occupato di tracciare i limiti che ogni giornalista, sia esso professionista o pubblicista non deve mai superare. Segnatamente quelli di diffondere la verità, in modo continente e pertinente.

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Per ciò che attiene al tema centrale del convegno, l'idea di fondo è nata partendo dai gravi episodi di cronaca degli ultimi mesi, che hanno visto sempre di più espandersi, in maniera incontrollata, il fenomeno della c.d. gogna mediatica. Senza entrare, ovviamente, nel merito delle singole vicende umane, l'intendimento che l'evento in parola si è prefissato è stato quello di comprendere la questione nella sua complessità, sotto i diversi punti di vista dei professionisti che ogni giorno sono chiamati a confrontarsi - ognuno nel suo ambito - con la prorompenza e la pericolosità della rete.

Se i personaggi pubblici sono abituati a fronteggiare l’esposizione mediatica, con pro e contro che ne conseguono, lo stesso non può dirsi per i privati cittadini. Quando è uno di loro a finire nel tritacarne mediatico, i risvolti possono essere devastanti. Il giustizialismo del web è diventato l’anticamera del tribunale. Un linciaggio senza processo in cui basta semplicemente essere additati come colpevoli, peraltro di fatti talvolta senza nemmeno alcun rilievo penale, per vedere sfumare una intera esistenza, sia essa professionale o sociale.

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