“di APOLLONIA NANNI
Talento multiforme, genio incontrastato, visionario: fantastico sognatore, (non basterebbero aggettivi per definirlo).
FEDERICO FELLINI nasce il 20 gennaio del 1920 a Rimini: regista, sceneggiatore, fumettista pittore e scrittore italiano, sposato con Giulietta Masina, interprete e personaggio immaginifico in alcuni dei suoi più noti film: La strada, con ANTONY QUINN, è l’opera che diede notorietà al regista, nel 1957 vinse l’Oscar al miglior film straniero, in seguito fu selezionato tra i 100 film italiani da salvare. Molti gli attori italiani interpreti dei suoi film, solo per citarne alcuni: Marcello Mastroianni, Roberto Benigni, Alberto Sordi, Anna Magnani.
Considerato uno dei maggiori registi della storia del cinema, nell’arco di quasi quarant’anni ha “ritratto” come un pittore espressionista dotato di tavolozza di intensi cromatismi e tratti intrisi da vibranti “pennellate”, in decine di lungometraggi personaggi memorabili. Definiva se stesso “un artigiano che non ha niente da dire, ma sa come dirlo”. A cent’anni dalla nascita, e a quarantacinque dall’Oscar vinto mettendo in scena le memorie della sua infanzia, raccontando un sogno.
La vera stella dei suoi film era egli stesso! Gianfranco Angelucci, uno dei testimoni e collaboratori di Fellini lo ricorda così: “Fellini sfugge a qualsiasi cattura, non è funzionale a nessuna ideologia. E’ l’artefice del cinema moderno e postmoderno il campione dell’individualismo sfrenato, dell’assoluta libertà del creatore, il demiurgo che con la sua intransigenza ha riscattato l’intera categoria alla dignità dell’arte, alimentando quasi suo malgrado innumerevoli vocazioni e una sterminata schiera di proseliti, il mago, lo sciamano, il guru, non è associabile ad altra causa che non sia quella della libertà della creatura umana”.
Mi piace ricordare un aneddoto: Fellini, quando gli chiedevano da piccolo cosa volesse fare da grande non rispondeva mai, perché lui “gande” non voleva diventare, era rimasto bambino con lo stupore e la curiosità, forte di quel disincanto che appunto, solo i bambini posseggono. Soleva dire che l’unico vero realista è il visionario. Tra i suoi film più celebri: AMARCORD, LA DOLCE VITA film più visto al mondo nella storia del cinema, ROMA. Forse non tutti sono a conoscenza che in questi tre film ha partecipato un nostro illustre conterraneo: GIUSEPPE PAPALEO, giornalista di Catanzaro fondatore e direttore di un antico giornale cittadino: “L’OPINIONE”, padre di Stefania Papaleo, giornalista catanzarese e direttore del quotidiano online “LA NUOVA CALABRIA”, punto di riferimento nel settore dell’informazione quotidiana regionale. Io ebbi il privilegio di conoscere Giuseppe Papaleo ai primi anni ottanta, in occasione di una mia mostra di pittura alla Galleria Mattia Preti di Palazzo Fazzari, mi fu presentato dall’artista ALESSANDRO MAZZITELLI, del quale era molto amico e estimatore della sua arte, di cui aveva scritto sul suo giornale L’Opinione, diversi articoli sul suo straordinario operato artistico di quegli anni, sottolineandone la bravura e il modo anticonvenzionale di fare arte a Catanzaro. Rimasi incuriosita e catturata dai modi gentili e l’ironia che emanava questo signore d’altri tempi.
Peccato che Catanzaro non ritorni agli antichi fasti e lustri di un tempo, quando davvero era un salotto autentico di intellettuali e luoghi di Cultura. Fellini ci ha affascinato e fatto sognare con i suoi “affreschi picassiani”, caleidoscopio di fantasia, sogni, personaggi grotteschi caratteristici, con le sue donnone giunoniche, ha fatto conoscere al mondo, attraverso i suoi racconti cinematografici, la donna da un altro punto di vista: una donna verace e “straripante” con fattezze reali, modello non stereotipato cui siamo abituati a vedere in pubblicità edulcorate , la donna come persona ricca di umanità, con le sue miserie i suoi drammi, la melanconia e la poesia, in un tripudio di emozioni sensoriali e quasi olfattive, tanto era la profondità del suo essere attento osservatore e scrutatore dell’animo umano, ci basti pensare LA CITTA’ DELLE DONNE, un Harem di donne felici! Gli anni sessanta, il periodo di tante rivoluzioni sociali e culturali, il boom dell’economia in ITALIA , il tempo della FIAT cinquecento , conquista ambita di una ITALIA giovane e prolifica, alcova di amori e di vacanze al mare, macchine “piene” di famiglie e ombrelloni con nonni al seguito, lo videro uno dei registi più famosi al mondo. Che scene e tempi…da DOLCE VITA! Soleva dire: “andare al cinema è come tornare nel ventre della mamma”, la stessa che da bambino lo portava al cinema, al circo che lui amava molto, e che fu fondamentale nelle scenografie dei suoi film. In quei giorni, quegli anni della fanciullezza è nato il suo amore per la pellicola che ha stravolto la sua vita facendolo vivere in un sogno da cui non si è mai svegliato: era nato il nostro FELLINI, segno evidente di come la nostra infanzia il nostro vissuto possano orientarci ed essere volano per il nostro futuro e determinare le nostre scelte.
Nulla accade per caso. Indimenticabile OTTO E MEZZO, e tutti i suoi film vanto per l’Italia nel mondo. “Ho capito che niente è più bello che alzarsi la notte mentre tutti dormono e girovagare in solitudine come un cane tra i rifiuti, alla ricerca di una qualsiasi sensazione appagante”, F. Fellini. Spesso del nostro passato ci riaffiorano alla mente momenti semplici essenziali, anziché ricordare viaggi feste o episodi eclatanti, ci ritroviamo ad immaginarci, ripensarci quando per esempio seduti su una panchina in un giorno d’inverno ascoltavamo il rumore del mare, o quando in chiesa in mezzo ad uno sparuto gruppetto di signore che sgranano il Santo Rosario siamo immersi nella preghiera ascoltando lo scroscio incessante della pioggia , mentre un canto di lode si eleva al Signore. Sono i dettagli che sappiamo osservare ed “ascoltare” che segnano le nostre vite.
Nel 2020 aprirà al pubblico il nuovo MUSEO FELLINI a Rimini, città natale del genio del cinema italiano che in questi giorni lo ricorda e lo venera con una grande mostra a lui dedicata, rassegna che varcherà i confini nazionali con esposizioni nelle maggiori capitali europee: FELLINI 100 GENIO IMMORTALE. Nel suo ultimo film: La voce della luna espresse queste sue ultime testuali parole: “Se tutti facessimo un po’ più di silenzio forse potremmo capire qualcosa in più”. Non c’è fine. Non c’è inizio. C’è solo l’infinita passione per la vita. (F. Fellini), e lui di passione ne ebbe tanta rimandandola a noi che siamo ancora qui a discutere e godere dei suoi film, a ricordarlo, poichè un essere umano vive fino a quando esistono persone che l’hanno conosciuto che gli hanno voluto bene e continuano a rammentarlo. “MARCELLO, COME HERE”.
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