di PAOLO CRISTOFARO
SQUILLACE – Una vicenda che, da mesi, rimane in agguato, dietro l’uscio di Palazzo Pepe, il Municipio di Squillace, pronta a mettere in difficoltà amministratori e cittadini. Una lottizzazione di 120.000 metri quadri che potrebbe compromettere una delle uniche aree verdi rimaste sul litorale del Golfo, devastato da decenni di abusivismi e cementificazione. Il Tar della Calabria ha accolto il ricorso della società “Rive del Principe”, di Lucifero & C. sas, relativo alla revoca, da parte del commissario prefettizio, Giuseppe Belpanno, della proroga della convenzione del 2006, stipulata dal privato col Comune; proroga che lo stesso Belpanno aveva concesso il 20 febbraio scorso e che – probabilmente per le accese polemiche di politici e opinione pubblica – aveva rapidamente revocato, appunto, in autotutela. Era il 2006, come detto, quando l’Ente squillacese stipulava con il proprietario dell’area interessata – una consistente porzione di verde a ridosso della spiaggia di Squillace Lido. La convenzione aveva come oggetto «l’urbanizzazione del comprensorio con destinazione urbanistica D2 “Servizi turistici – Villaggi turistici – Alberghi – ristoranti e simili”».
Il 6 novembre 2016 la convenzione era scaduta e non era stata rinnovata dal nuovo consiglio comunale (amministrazione Muccari). Il sindaco ora riconfermato, Pasquale Muccari appunto, aveva dichiarato che «durante l’ultima consiliatura, maggioranza e opposizione convenivano sull’opportunità di apportare le necessarie modifiche per aggiornarla alle mutate condizioni e adattarla alle nuove esigenze». Come dichiarato anche dagli ex consiglieri di minoranza Schicchitano e Passafaro – quest’ultimo aveva anche relazionato a riguardo, con dettagliati dati tecnici alla mano, in una seduta del consiglio – la convenzione doveva essere rivista per problematiche e criticità che avrebbero potuto comportare serie grane per l’amministrazione. Le questioni menzionate dai consiglieri riguardavano l’allaccio al depuratore, dinamiche urbanistiche e altre regolamentazioni tecniche da stabilire in concerto col Comune, prima di rinegoziare l’accordo. Ciononostante, il 20 febbraio 2019, il commissario prefettizio Giuseppe Belpanno, sopraggiunto alla direzione dell’Ente dopo la caduta della giunta Muccari, ha concesso la proroga della convenzione così come si presentava prima del 2016, tale e quale, senza le modifiche che, secondo maggioranza e opposizione, risultavano invece indispensabili. Immediata era stata la reazione di Muccari, che su Facebook aveva lanciato lo slogan “No lottizzazione. No al sacco di Squillace”. «La delibera è stata assunta trascurando il fatto che la proroga assume un forte valore politico e dovrebbe essere opportunamente vagliata in relazione a tutti gli aspetti tecnici della stessa» aveva sottolineato il primo cittadino, in quei mesi ancora decaduto.
Inoltre, la questione è resa ancora più spigolosa dal fatto che poco distante, sulla spiaggia, insiste un’area SIC (Sito d’Interesse Comunitario) per le tartarughe. Non risultavano inoltre alcune verifiche tecniche – almeno stando a quanto dichiarato dall’Ente – relativamente al Quadro Territoriale Regionale e Paesaggistico. Alla polemica di Muccari e dei cittadini si era accodato anche il deputato pentastellato Paolo Parentela, che si era dichiarato totalmente contrario ad ogni nuova opera di cementificazione sulla costa – in linea con l’indirizzo politico del M5S – promettendo battaglie ferree. Pochi giorni dopo, a fine febbraio, il commissario Belpanno, aveva optato per un dietrofront, revocando la proroga da lui stesso concessa pochi giorni prima. «La deliberazione necessita di ulteriori approfondimenti soprattutto in considerazione della complessità della tematica affrontata» aveva scritto Belpanno nella revoca in autotutela dell’atto. Agli occhi dei più, ma anche dei politici squillacesi più attenti, era risultato strano questo repentino cambio di rotta, a distanza di pochi giorni, su un atto così rilevante, tant’è che Parentela aveva dichiarato in un ulteriore comunicato: «A questo punto è bene che il commissario chiarisca alla comunità le ragioni che lo hanno spinto prima a deliberare la proroga e poi a revocarla». Ma la questione non è finita così. Nella procedura avviata dal commissario, qualcosa è andato storto.
Arriva il ricorso al Tar da parte del proprietario della lottizzazione, ricorso che viene vinto perché «il provvedimento è stato adottato senza il previo avviso di avvio del procedimento stesso» e anche perché «l’efficacia può essere sospesa per gravi ragioni e per il tempo strettamente necessario, dallo stesso organo che lo ha emanato» come indicato dalla sentenza del Tar. Insomma, nel revocare in autotutela la proroga della convenzione, sono stati commessi errori e sviste nelle procedure: la revoca è dunque stata annullata. La vicenda, alla luce di queste recenti evoluzioni, rimane dunque ancora aperta, come ancora vivo rimane il rischio di compromissione di quest’area della costa squillacese. Negli ultimi giorni, l’amministrazione comunale di Squillace – in particolare il sindaco Muccari – ha manifestato l’intenzione di riprendere la battaglia, muovendosi con una nuova procedura di revoca, in attesa, almeno, di rivedere l’accordo.
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