“Mala pigna” a Reggio. Dai Mancuso ai Piromalli, la Dda incastra così l'avvocato Pittelli in affari coi clan

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images “Mala pigna” a Reggio. Dai Mancuso ai Piromalli, la Dda incastra così l'avvocato Pittelli in affari coi clan
Giancarlo Pittelli
  19 ottobre 2021 17:14

di TERESA ALOI

In "Mala pigna" come in "Rinascita Scott". Oggi "postino" a servizio della criminalità, ieri "cerniera tra i due mondi".  E' il nome di Giancarlo Pittelli, avvocato (ora sospeso) ed ex parlamentare di Forza Italia, a rimbalzare, quasi fosse un tam tam, di minuto in minuto, ovunque.  La sua foto campeggia su tutti i quotidiani on line. Il suo nome è associato a quello di Rocco Delfino, personaggio dallo spessore criminale che si perde negli anni.

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Lui, già ai domiciliari perché imputato in quello che dai più è stato definito il "maxi processo alla 'ndrangheta", torna in carcere. L'accusa è quella di concorso esterno in associazione mafiosa, analoga ipotesi formulata in "Rinascita Scott" dalla Dda e poi "rimodulata" dal gip con l'intraneità al sodalizio, che lo aveva fatto finire dritto dietro le sbarre.  

E nel carcere Pittelli è rimasto per 9 mesi e 28 giorni, da quando all'alba del 19 dicembre 2019 i carabinieri lo prelevarono dalla sua abitazione catanzarese. Oltre 9 mesi trascorsi tra il carcere di Siano e quello di Nuoro. 

"Devastato  psicologicamente per effetto della carcerazione", scrissero gli avvocati nel tentativo di restituirgli la libertà negata in più di un grado di giudizio. Libertà che arriverà solo dopo 9 mesi e 28 giorni. Nell'ultima udienza - quella che porterà alla sua detenzione domiciliare -  è assente la Procura, mentre Pittelli è collegato in videoconferenza da Nuoro. Prende la parola e rilascia dichiarazioni spontanee: “Non sono un delinquente”. L’avvocato sottolineerà di lasciare tutta la sua "insopportabile sofferenza" e il suo "dolore psicofisico al Tribunale". 

Il 16 ottobre 2020 torna in Calabria, prima nella sua casa a Copanello di Stalettì e poi in quella di Catanzaro, dove con il braccialetto elettronico sarà seguito passo passo dagli investigatori. Stamattina, la sua storia processuale si arricchisce di un nuovo paragrafo. 

Un paragrafo fatto di accuse e intercettazioni. Lui che per la Dda di Reggio Calabria  avrebbe "concretamente contribuito, pur senza farne formalmente parte, al rafforzamento, alla conservazione ed alla realizzazione degli scopi dell'associazione mafiosa denominata 'ndrangheta, operante sul territorio di Gioia Tauro e su altre zone del territorio calabrese, nazionale ed estero".

Lui "in quanto uomo politico, professionista, faccendiere di riferimento" che instaurava  rapporti con la  'Ndrangheta: dai Mancuso di Limbadi alla cosca Razionale-Fiarè­ Gasparro di  S. Gregorio d'Ippona,  "in uno stabile rapporto 'sinallagmatico'"  garantendo, sempre secondo le accuse, "la sua generale disponibilità nei confronti del sodalizio a risolvere i più svariati problemi degli associati, sfruttando  le  enormi  potenzialità  derivanti dai  rapporti  del  medesimo  con importanti esponenti delle Istituzioni e/o della Pubblica Amministrazione". 

Lui, che "veniva incaricato, tra l'altro, dallo stesso Luigi Mancuso di mettersi a disposizione per la risoluzione di talune questioni riguardanti un esponente di vertice della cosca dei Piromalli di Gioia Tauro, ossia Rocco Delfino".
  
Lui che "veicolava informazioni dall'interno all'esterno del carcere tra i capi della cosca Piromalli, detenuti in regime carcerario al 41 bis.". Lui, il  "postino" per conto dei capi della cosca dei Piromalli, che "sottoponeva all'attenzione di  Rocco Delano  una missiva proveniente da Antonio Piromalli finalizzata a far risultare un pagamento tracciato e quietanzato per il consulente tecnico che avrebbe dovuto redigere la consulenza per conto di Giuseppe Piromalli detto "facciazza" indagato quale mandante, in concorso con altri capi di cosche di 'ndrangheta e di "cosa nostra" siciliana, dell'omicidio del giudice Antonino Scopelliti facendosi portavoce delle esigenze della cosca, pianificando un sistema al fine di eludere la tracciabilità del denaro necessario alle strategie difensive, proveniente da profitti criminali e al cui pagamento avrebbe dovuto provvedere Rocco Delfino per un importo di circa 30.000 euro".

LE INTERCETTAZIONI. E'  infatti Pittelli a parlare con Rocco Delfino: "Devono risultare dei pagamenti che vengono direttamente dalla famiglia [ ..]". Delfino:  "del perito? Degli altri (inc.)?
Pittelli: "No, un momento. Anche per le difese, anche cinquecento euro devono risultare come bonifico fatturato [...]".
Delfino: " Va bene...ma questo me la vedo io, me la vedo io'
Pittelli:  ''Ma no che ve li devono dare, gli ho detto...dico...vi mando una fattura e ci metto sopra la quietanza [...] chiaro? Da loro deve arrivare un bonifico, pure di cento euro, duecento euro, cinquecento euro, una cosa normale, perché se no non ci crede nessuno, se no come fai a giustificare...") . 

E ancora è Pittelli a "rassicurare" Rocco Delfino : ''Allora Rocco, io devo tirare prima di tutto i vostri interessi. Prima ci siete voi, poi vengono tutti gli altri. Cercate di capirmi "... ''La prima cosa menu girati e megghiu è! Non ata a ghiri a nuda parti"..  

 

 

 

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