di MARIA BOETI
"Dei 97 Comuni dell'Area Metropolitana di Reggio Calabria, almeno la metà e, quelli della Piana di Gioia Tauro in cima alla lista, dovrebbe ospitare il giornalista-scrittore Alessandro De Virgilio per la presentazione del suo libro Pacchetto colombo
(Rubettino ed.). Lo dovrebbero fare affinché venga detto ai giovani cosa è accaduto con la promessa del quinto centro siderurgico, mai nato e, del come e del perché fu un fallimento!
Con una scrittura puntuale, semplice e scorrevole, l' Autore, incuriosisce il lettore spingendolo a proseguire nella lettura dei capitoli che lo portano a conoscere i dettagli del dibattito fra Carlo Donat-Cattin e Giacomo Mancini; fra l'idea sposata dal sottosegretario Francesco Compagna del Pri di sostituire la costruzione dell'acciaieria col manifatturiero passando dal Cipe, l' Iri e la Finsider; fra le notizie passate dalle redazioni della stampa nazionale con titoli a lettere cubitali ai sindaci della Piana, sindacati e agricoltori che videro distrutti agrumeti e uliveti; fra la distribuzione totale di Eranova per la costruzione del porto e l'illusione di migliaia di posti di lavoro, di lavoro industriale e non turistico come la terra di Calabria aveva già pronto per l'uso con le sue bellezze naturali.
Terra ricca di contraddizioni, ma soprattutto un museo all'aperto di storia magnoellenica, piena di valori inesplorati e carica di dignità nella sua miseria, che aveva (e ha) solo bisogno di una spinta che arrivi dall'alto affinché rialzi la testa senza vendere le proprie braccia-lavoro e manodopera specializzata allle industrie del nord. Terra che sforna le menti migliori ma che deve farli anche restare dopo il conseguimento del titolo di studio affinché trovino lavoro con quello con cui si sono laureati. Chi l'ha detto che la Calabria non abbia bisogno di critici letterari, di bibliotecari, di storici, di agenti letterari, di editori, di esperti di cinema, di arte, musica e spettacolo? Tutt'altro! è proprio questa la terra che i Greci col loro alto sapere hanno benedetto.
Dal testo, ne riportiamo uno stralcio del capitolo "Il miraggio dell'acciaio" - La costruzione del quinto centro siderurgico nazionale fu una chimera inseguita per tutti gli anni Settanta, fra conferme, ripensamenti affidati a dichiarazioni riportate dagli organi d'informazione, polemiche, nuove conferme, fino al tramonto definitivo.
Se ne parlava negli anni antecedenti la rivolta di Reggio Calabria e già allora la localizzazione era incerta come le possibilità che fosse davvero realizzato. Lo rivendicavano, come si è visto, i calabresi e i siciliani, con Giacomo Mancini, Riccardo Misasi e Sandro Principe assertori della scelta a beneficio della loro regione. Mancini, in particolare, indicava la Sibatitide, ufficialmente in ragione della vicinanza di quest'area a Taranto, già sede del quarto centro siderurgico dal 1960, ma probabilmente anche per la vicinanza alla sua Cosenza.
Tuttavia, negli anni Settanta, le indicazioni della politica puntarono su Gioia Tauro, dove furono stanziati 400 miliardi dell'epoca, la strada purtroppo era impervia, faticosa e illusoria e generò il disastroso di Gioia Tauro.
Continua l'autore - Il primo esponente politico nazionale a parlarne ai calabresi a Reggio Calabria, nel settembre del 1970, fu Giovanni Mosca vice segretario del PSI affermando alla città che aveva già iniziato le sue battaglie contro il trasferimento del capoluogo: "voi vi rivoltate per un pennacchio, ma noi vi daremo molto di più, vi daremo un centro siderurgico". Badate bene: comizio pubblico riportato come notizia eclatante da La Stampa. Di rimando la federazione del PCI per mezzo dell' Unità cercava di denunciarne il ritardo della costruzione - di un anno e mezzo - rispetto ai tempi previsti. Ed il 15 Gennaio del 1972: Cgil, Cisl e Uil e le amministrazioni comunali del comprensorio mobilitarono le popolazioni della Piana di Gioia Tauro. Oltre, 30.000 persone secondo il quotidiano comunista - l'Unità - richiamarono l'attenzione del governo al rispetto degli impegni assunti per la Calabria.
Se non prima di subito, almeno per settembre bisognerebbe che si preparassero dei pomeriggi da dedicare alla lettura di libri che ci riguardano da vicino e, Pacchetto colombo è una di quelle che farà senza dubbio riflettere le nuove generazioni sulle promesse mai portate a termine, rimaste solo parole al vento e zero fatti concreti.
Il dibattito a questo punto potrebbe sorgere spontaneo: se ieri non c'erano politici e ministri affidabili - e Pacchetto colombo ne è la prova suprema - oggi, di chi si può fidare l'elettore quando entra nell'urna a votare?
E, che dire di rilanciare la questione meridionale in proiezione europea partendo da "lo sviluppo mai realizzato" in chiave imprenditoriale? - se proprio di questo si aveva bisogno - il libro di Alessandro De Virgilio Pacchetto colombo il trampolino di lancio!"
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