Maurizio Alfano: "Anziché  imparare a chiedere scusa, l’imperativo è ripartire, ritornare a fare guadagni"

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images Maurizio Alfano: "Anziché  imparare a chiedere scusa, l’imperativo è ripartire, ritornare a fare guadagni"

  02 maggio 2020 14:44

di MAURIZIO ALFANO

E se imparassimo a chiedere scusa? Ad ammettere limiti, arroganza, saccenza? A riconoscere che il vangelo degli umanoidi stato alla quale siamo ridotti, prevede solo il consumo delle merci, accumulo di capitali e flussi finanziari? Che in nome del dio Capitale si possano consumare intere aree del pianeta ed ammazzare ogni forma di specie vivente? Che nel nome del Dio del consumo si possono ritenere effetti collaterali del sistema di produzione delle merci  un milione di uomini e donne che ogni anno muore nel mondo a causa di incidenti sul lavoro? Che a morire di più sono muratori, facchini, operai, braccianti, i lavoratori che non arrivano alla fine del mese, a rischio esclusione sociale, rifiuti da smaltire nelle discariche del Capitale come eccedenze andate a male? Ecco, e se partissimo dal porci le domande giuste?

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Ed invece, ma vaffanculo se muoiono millecinquecento lavoratori ogni anno in Italia, se buttiamo quattro sacchi di spazzatura umana al giorno, se di Covid 19 abbiamo perso 28 mila persone in sessanta giorni, per una media di oltre 450 morti al giorno. Chi se ne frega, erano in maggioranza vecchi, malati, abbandonati in molti casi dai familiari si dirà, un peso per la sanità pubblica. Ecco, come durante il terremoto qualcuno disse ridendo – benedetto terremoto faremo altri affari – ora qualcuno ha già detto – finalmente ci siamo tolti dai coglioni migliaia di vecchi dalle nostre strutture, così entra merce fresca. Ecco, se non abbiamo il coraggio di affrontare le cose per quelle che sono racconteremo un’altra storia, mentre il 99 per cento della ricchezza mondiale rimane in mano all’un per cento di uomini. Cosa hanno fatto per possedere ciò? È etico, mentre muoiono anziani portati nei cimiteri su camion militari, che le élite obblighino anziani a cantare e diventare comparse del loro funerale, anzi del loro omicidio?

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Ed invece, anziché  imparare a chiedere scusa, l’imperativo è ripartire, ritornare a fare guadagni, non a dare uno stipendio agli operai, poiché che cazzo di stipendio si dà agli operai se non riescono a mettere da parte nulla, atteso che devono essere sempre ricattabili, visto che in milioni in questi giorni sono dovuti uscire ben consapevoli che al rischio endemico di morire sui luoghi di lavoro si aggiungeva la possibilità anche di contagiarsi. Ebbè che cazzo sarà mai, e poi abbiamo il Vetril distribuito per disinfettare i posti del lavoro, mentre dall’altra parte del mondo un Capo di Stato dice ai poveri prima di essere messi dentro quattro assi di legno e sepolti dentro fosse comuni, bevete disinfettanti per immunizzarvi al virus. E che cazzo, questi poveri sempre di impaccio, sempre a doversi prendere cura di loro, e delle nostre fabbriche di armi per tenervi in guerra, dell’estrazione del petrolio, del gas,  per farvi circolare e riscaldare, dell’oro e dei diamanti da farvi sentire ricchi regalandoli alle vostre donne molestate sui luoghi di lavoro chi ci pensa, se non Noi ?

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Ma quel Capo di Stato ha  medesima idea di sviluppo, ovvero di sfruttamento di uomini e del pianeta di chi, da questa parte dice da mesi, mentre ogni minuto passato toglieva nello stesso istante il respiro ad un essere umano, ripartiamo. Ripartiamo da dove? Ho sentito uno di loro ieri dire, il primo maggio è la festa dei lavoratori e dei creatori del lavoro. Eh no, un cazzo, è la festa di chi è morto per il diritto al lavoro che avete trasformato in un favore, in una raccomandazione, in un esercizio di onnipotenza dove potete dire tu lavori e tu no. Ecco, quelle persone sono morte per combattere tutto ciò, per combattere un mercato reso scarso di domanda mentre in natura e in economia ci sono risorse e possibilità di lavoro per tutti. Basterebbe sanzionare, bandire, rendere illegale la forma di accumulo di ricchezza benedetta da gran parte del mondo della Chiesa ancora oggi, tranne da quel comunista di Papa Francesco che blatera della bellezza del creato, e che ogni creatura è un bene di  Dio e per questo ha un valore inestimabile.  Ed invece ha un valore inferiore ad una tazzina di caffè in alcune Regioni, in altre poco più per sopravvivere, poiché chi inquina l’ambiente, assassina ogni giorno centinaia di esseri viventi di ogni specie, determina la morte di oltre ventimila bambini al giorno, 14 ogni minuto, in quel minuto che impieghiamo a prenderci quel caffè sempre più amaro, guadagna fino a 70 mila dollari in un minuto. È questo il mondo del benessere, della ricchezza, del progresso, della scienza, delle scoperte?

Mentre chi lo preserva, come gli operatori ecologici, chi lo cura come i ricercatori, hanno stipendi da fame e quasi sempre precari. Ecco cosa non ha insegnato il momento che stiamo attraversando poiché ognuno di noi, proprio come un umanoide è dipendente da uno stipendio o da una piccola o media attività con sacrifici messa in piedi ed ha la sacrosanta necessità di tornare non tanto a lavorare, ma a guadagnare quel minimo che ti tiene in vita.

È un mondo di carta allora, poiché i soldi veri sono nella disponibilità di pochi e non hanno nessuna intenzione di condirveli con il resto dell’umanità. È un mondo innaturale questo, e Covid 19 lo ha messo a nudo. Mentre alla natura sono bastati 40 giorni per dare segnali di autoriparazione, aria più pulita, mari e cieli più limpidi, animali spostarsi e riappropriarsi di alcuni spazi, il sistema capitalistico ha dimostrato la sua debolezza, la sua inferiorità. È in ginocchio un modo di avere concepito  la vita e la sua organizzazione che non può ,ne deve essere, centrata preminentemente sul lavoro e i suoi ritmi. È il tempo di vivere, di stare con i propri figli, genitori, per viaggiare, amare sorridere chi ce lo da? Chi ce lo garantisce? Insomma si nasce solo per lavorare o anche per vivere? Si nasce per essere sfruttati, o per essere il frutto prediletto del Pianeta e con esso condividerne ogni ricchezza in natura disponibile? E se imparassimo per esempio dalle religioni monoteiste il periodo di digiuno, quaresima o ramadan - essere necessario un periodo ogni anno di consumo slow, di fermo della voracità di pochi esseri umani con il sostentamento a carico non dello Stato che poi siamo noi, i più deboli, ma delle élite che sono talmente ricche da fare schifo? Sento sempre più parlare di shock economico da innestare per riprenderci, ma non ho sentito per esempio che occorrerebbe dichiarare guerra ad un sistema di produzione che ci rende prigionieri, dare la caccia  ai nostri carcerieri che sono tutti quegli evasori che solo in Italia ammontano ad oltre cento miliardi di euro all’anno. Poiché parlo spesso di questo, preciso la distinzione netta tra chi non riesce a pagare le tasse per colpa di uno Stato vessatorio che abdica a stanare i ladri e persegue le vittime dello scontrino del caffè. Un pericolo ulteriore da evitare a quanti di noi impegnati nel volontariato è il rischio di essere  trasformati in un mezzo sofisticato in mano a delle logiche di capitale che determinano guerre, povertà, conflitti sociali e che ci restituisce quella dimensione di approvazione sociale che ci consola perché poniamo riparo al loro disastro e di cui si parla pochi secondi per essere relegati poi, al mondo dell’oblio, dei sognatori. Ecco, e se imparassimo ad indignarci, a denunciare, a ribellarci, disobbedire, a porci le giuste domande? Siamo ancora in tempo, forse.  

 

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