di TERESA ALOI
"Medicina a Cosenza? Una barzelletta”. Così il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, nel 2013 chiudeva, o per lo meno faceva intendere, all’ipotesi dell’apertura di una facoltà medica nel capoluogo bruzio. Dichiarazioni, quelle dell’allora governatore, che stridevano, e non poco, con le intenzioni manifestate dai vertici istituzionali cosentini, in primis la provincia di Cosenza, all'epoca presieduta da Mario Oliverio e dal comune di Rende. Senza dimenticare la "difesa" dell’ex senatore Tonino Gentile.
A dirla tutta, il dibattito si era riacceso proprio quando Gentile, festeggiando il protocollo stipulato da Asp e Università “La Sapienza” di Roma, con la benedizione della Regione, per la delocalizzazione a Cosenza di due corsi per le professioni sanitarie, sentenziò: "Si tratta di un primo, importante passaggio verso l’apertura della facoltà di Medicina a Cosenza". E a seguire, mentre consiglieri e deputati catanzaresi tuonavano contro, gli onorevoli cosentini – si veda Giampaolo Chiappetta – avevano difeso l’iniziativa. Tanto che, ad inaugurare la raccolta delle firme pro Medicina, era stato il sindaco Occhiuto.
Diversa la posizione di Sergio Abramo, sindaco della città capoluogo, che ha sempre sostenuto come "creare un doppione di quanto già esiste a Catanzaro, sarebbe assolutamente controproducente per la Calabria".
E’ un antico sogno, quello della facoltà di Medicina a Cosenza, che oggi si concretizza dopo il parere favorevole della Giunta regionale all’attivazione del corso di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia Td (Tecnologie digitali) – classe di laurea LM-41. Il corso sarà avviato, a decorrere dall’anno accademico 2021-2022, all’Università della Calabria, come sede amministrativa, interateneo con l’Università “Magna Graecia” di Catanzaro. Una delibera, approvata su proposta dell’assessore regionale all’Istruzione, Sandra Savaglio, che si fonda sulla considerazione che «il corso di laurea fornirà, in aggiunta alla formazione medica, competenze che permetteranno ai futuri specialisti di sfruttare le opportunità che lo studio delle nuove tecnologie sta portando anche nel campo medico».
Nel 2015 “l’attacco” – come lo definirono in molti – ai danni della città di Catanzaro venne sventato. Ci aveva provato l’Università di Arcavacata ad istituire il corso di laurea in “Assistenza sanitaria” - l’anticamera della Facoltà di Medicina – ma il Comitato Regionale di Coordinamento delle Universita’ (CORUC) bocciò la richiesta formulata dal rettore Crisci, che intendeva ampliare l’offerta formativa del suo Ateneo con un’area che avrebbe dovuto comprendere ventidue diversi profili, dall’infermiere al logopedista, dall’ortottista all’igienista dentale, dal podologo all’assistente sanitario.
Anche qualche anno prima, precisamente nel 2012, ci fu il tentativo di portare a Cosenza due corsi di laurea: “Infermieristica pediatrica” e “Tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro”, attraverso un accordo tra Unical, Asp e l’Universita’ “La Sapienza” di Roma. Ma anche allora il presidente Scopelliti, anche su pressione dell’allora consigliere regionale Domenico Tallini, si rifiutò di firmare la convenzione e lo “scippo” non si consumò. Ma c'era chi giurava che l'"assalto" si sarebbe ripetuto: la contesa fra gli atenei di Catanzaro e Cosenza si era trasformata in una lotta politica fra le due città.
Nel 2019 il livello della polemica sulla facoltà di Medicina si riaccese. Al no secco del sindaco di Catanzaro Sergio Abramo fece da contraltare il Tar, che assegnò un primo “punto” alla città di Cosenza. I giudici del Tribunale amministrativo regionale respinsero il ricorso dell’Università Magna Grecia di Catanzaro contro la decisione della Regione di istituire alcuni tirocini dei corsi di professioni sanitarie nell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, decretando che Catanzaro non può ritenersi unica sede.
Il resto è storia di oggi.
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