Lessinia, migliaia in marcia sulla neve: e la Regione blocca il taglio del parco. Dopo la protesta spontanea dei 7mila, arriva lo stop del governatore del Veneto Luca Zaia: la legge non approderà in Consiglio. Il progetto intendeva ridurre l’area del 18 percento.
Una lunga fila di persone tra la neve fresca. Niente slogan, niente bandiere. Solo i rumori dei passi e voci sommesse per non disturbare gli animali. Una marcia silenziosa, ma vittoriosa quella che domenica ha portato in Lessinia, l’altopiano a una trentina di chilometri da Verona, migliaia di persone (settemila secondo gli organizzatori) per opporsi a quella che viene denunciata come «l’unica riduzione di un parco naturale mai avvenuta in Europa». Alla fine è servito: proprio in queste ore, il governatore Veneto Luca Zaia ha annunciato che la contestata proposta di legge non approderà in Consiglio per il voto finale.
La questione covava da tempo, e prendeva le mosse da una proposta presentata dai sindaci dei comuni che fanno parte dell’area protetta, una delle quattro istituite dalla Regione Veneto. Fino a pochi giorni fa, però, non era mai uscita dalle stanze degli uffici di Venezia. Finché la mobilitazione delle associazioni ambientaliste, dal Cai al Wwf (ma sono scese in campo anche le sardine e i giovani di Fridays for Future) nonché la presa di posizione di due ministri (Sergio Costa, ambiente e Federico D’Incà, bellunese, Rapporti con il parlamento) non hanno acceso i riflettori sull’operazione in corso. Il progetto di legge nel mirino delle proteste, messo a punto da tre consiglieri di maggioranza, ridisegnava, i confini del parco, prevedendo vincoli minori per circa 1.700 ettari, pari al 18% della dimensione del parco. Aree che sarebbero divenute «contigue», sotto l’amministrazione dello stesso ente ma, di fatto, non considerate più parte integrante. Un dettaglio tecnico su cui si è scatenata una guerra di interpretazioni sul fatto che si possa davvero parlare di «taglio».
I motivi della revisione? Uno su tutte il malcontento per la gestione della fauna selvatica e, più che il lupo (riapparso in zona nel 2012) c’entrano i cinghiali.
"La presenza del parco — fa sapere Daniele Massella, dell’associazione Tutela della Lessinia, una sigla di allevatori favorevoli alla nuova legge — ha impedito di contrastare efficacemente questa specie invasiva: consentendo l’abbattimento in alcune aree si riuscirebbe a contenere il fenomeno". La pensa diversamente Alessandro Anderloni, regista e autore teatrale, anche lui residente in uno dei comuni della Lessinia, Velo Veronese. "I problemi ci sono — afferma — ma si possono risolvere tutti senza diminuire il parco di un centimetro".
La nuova legge sembrava avviata ad avere un iter rapido, forte di una maggioranza favorevole in consiglio regionale. Ora, lo scenario più probabile è quello di uno slittamento a dopo le elezioni. Non prima di una profonda revisione e di un piano ambientale, formula che prevede tempi molto più lunghi.
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