Morte in utero a Vibo, l'associazione degli anestesisti: "Clima da caccia alle streghe. Gli organi competenti stabiliranno le responsabilità"

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Morte in utero a Vibo, l'associazione degli anestesisti: "Clima da caccia alle streghe. Gli organi competenti stabiliranno le responsabilità"
Ospedale di Vibo Valentia
  13 ottobre 2019 18:42

Sul caso della morte in utero di un feto all'ospedale di Vibo Valentia, decide di intervenire il presidente regionale dell'Aaroi Emac Domenico Minniti. L'associazione degli anestesisti rianimatori non ci sta alla ricostruzione secondo cui la mancanza di questa figura nel nosocomio, nel momento in cui sono avvenuti i fatti, possa essere quella risolutiva per spiegare il caso, cioè il mancato cesareo come causa o concausa del decesso. Invita tutti ad attendere riscontri oggettivi e ricorda come gli anestesisti di Vibo, seppur in grave carenza numerica, riescano comunque a garantire gli interventi d'urgenza. Di seguito la nota integrale dell'Aaroi Emac

"Purtroppo c’è sempre qualche giornalista, sprovveduto o dalle molto dubbie qualità professionali, che si arroga il diritto di trovare un colpevole senza preventivamente aver valutato la veridicità delle notizie che riporta. Mi riferisco alla notizia della morte intrauterina avvenuta a Vibo Valentia qualche giorno or sono. Nonostante infatti sia ormai ben consolidata l’opinione che le responsabilità delle deficitarie condizioni dell’organizzazione sanitaria in Calabria non siano da addebitare al front office essendo costoro vittime, insieme agli utenti, di una oramai strutturata incapacità manageriale, non passa giorno, che qualcuno non si ritrovi col dito puntato contro.
E che le principali testate giornalistiche nazionali, agenzie di stampa incluse, facciano spasmodicamente rimbalzare in ogni dove la notizia, senza averne, a loro volta, verificato la coerenza della fonte. Un evento drammatico per una giovane coppia che sicuramente tante aspettative aveva riposto nella nascita del piccolo, ed al cui dolore ci associamo tutti. Un evento per il quale però, ammesso che ci siano delle oggettive responsabilità, queste dovranno essere espresse dagli organi competenti. Nessuno deve sentirsi autorizzato a giungere a conclusioni affrettate senza avere contezza totale dei fatti. La reazione del papà, tanto comprensibile a causa di questo clima di caccia alle streghe che certi giornalisti continuano ad alimentare, quanto stigmatizzabile, è la riprova che il livello di litigiosità indotto da questo tipo di stampa è divenuto intollerabile.

Banner

Conflitti che si ripetono sempre più frequentemente alle nostre latitudini, fuori luogo, dal sapore di una guerra tra poveri, sanitari e pazienti che, accomunati dal dover subire la stessa miseria organizzativa, dovrebbero invece combattere come alleati. A Vibo, come in molte altre realtà Spoke della Calabria, a causa della carenza di Medici Anestesisti Rianimatori più e più volte denunciata dalla nostra Associazione, vengono garantiti sempre e comunque gli interventi d’urgenza. E gli Anestesisti Rianimatori, in Calabria, sono presenti, in tutti gli ospedali dove c’è un punto nascita, ventiquattr’ore su ventiquattro, pronti ad intervenire, in caso di necessità, in una manciata di secondi.
Allo Jazzolino, questo era lo scenario. Anche quel giorno. Esattamente uguale a quello di tutti gli altri giorni, trecentosessantacinque all’anno.

Banner

E non sono stati neanche contattati, come mi è stato confermato dal Direttore dell’Unità Operativa di Terapia Intensiva ed Anestesia e come peraltro correttamente dichiarato dalla responsabile dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia. Perché dunque raccogliere informazioni in modo così frettoloso e catapultarle in maniera eticamente discutibile nel tritacarne mediatico? Forse solo perché Vibo Valentia e la Calabria sono giornalisticamente appetibili sotto questo aspetto? Purtroppo eventi avversi come questo, gli addetti ai lavori sanno, ma evidentemente non i giornalisti, sono imprevedibili ed avvengono dappertutto, anche al nord. Qui però difficilmente vengono, le notizie, fatte detonare sui principali tabloid nazionali e contemporaneamente rimbalzare sui social media. È il caso, ad esempio, della Lombardia dove, solo per citare un recente caso purtroppo accaduto neanche un mese fa, in una sala parto, sono decedute mamma e figlia. La notizia è stata contenuta senza la deflagrazione mediatica che avrebbe innescato alle nostre latitudini. Eppure la tragedia, due vite, si è consumata anche là, dove la sanità è descritta, giustamente, come fiore all’occhiello del Paese, e dove probabilmente si parlerà, com’è corretto che sia, di evento sentinella e non di ennesimo caso di malasanità.

Banner

Oggi, tutti sanno (per la verità noi lo sapevamo da subito) che i Medici Anestesisti Rianimatori di Vibo non c’entravano niente. E mentre da un lato, con affetto e comprensione ci stringiamo, da genitori, alla mamma ed al papà, dall’altro, non senza fastidio invitiamo i giornalisti ad esercitare la loro delicata funzione sociale con maggior attenzione e con la consapevolezza che il “malo giornalismo” non può far altro che peggiorare le cose in questa fin troppo disastrata regione".

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner