Mountain bike, il recordman Bevacqua torna in Tibet in nome dei martiri buddisti

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Bevacqua riceve a Trento la Khata dalla sorella del Daila Lama
  21 febbraio 2020 12:04

Tornerà in Nepal e Tibet a settembre, per scalare ancora una volta l'Himalaya, precisamente il monte Kailash, il recordman calabrese di mountain bike Luigi Bevacqua. Sarà la sua sesta spedizione, imprese che coniugano l'aspetto sportivo ma soprattutto racchiudono un'immensa carica spirituale. Anche per questo motivo gli è stata consegnata, alcuni anni fa, direttamente dalle mani di Joseè Pema, sorella del Dalai Lama, la Khata, una sciarpa bianca del cerimoniale del buddismo tibetano che simboleggia la purezza, la benevolenza, il buon auspicio e la compassione. L'onorificenza più alta che possa avere in dono un ospite.

“La mia prima scalata in bicicletta all’Everest – racconta Luigi - è iniziata alla Casa del Tibet, nel borgo di Vitigno di Canossa a Reggio Emilia, incoraggiato da un grande amico come Stefano Dallari e da un altro grande atleta della mountain bike come Stefano Merzi di Carpi. Qui ho scoperto la realtà, la grandezza e la tragedia del popolo tibetano e mi sono detto: voglio portare la bandiera della pace, benedetta dal Dalai Lama, più in alto possibile. Così, questa ispirazione ha reso la mia impresa da sportiva a spirituale e ha riempito di ideali ogni pedalata del mio viaggio”.

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Luigi Bevacqua si commuove quando racconta la fatica e la gioia di quei giorni. “Quanta magia nel vedere la scintillante vetta dell'Everest, ma anche la terribile fatica che aumentava, metro dopo metro, esplodendomi in petto a ogni salita, quando l'ossigeno veniva a mancare per l’altitudine e i polmoni sembravano scoppiare. Ma poi la gioia di avere la sensazione di abbracciare Dio ha fatto sì che tutte le mie fatiche e sofferenze svanissero, arrivando a superare con la mia bicicletta gli oltre 5400 metri: è stato il giorno più bello della mia vita. E così oggi – afferma l’atleta - sono felice di poter dire che il mio viaggio, prima ha unito l'Italia, da Reggio Emilia alla Calabria, dalla Casa del Tibet alla mia terra, poi ha unito l'Italia alla vetta più alta del pianeta, in un dialogo che vuole essere di pace e di fratellanza”.

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Bevacqua porta nel cuore i martiri tibetani che si sono dati fuoco in Tibet per protestare contro la terribile occupazione cinese che toglie ogni libertà. “Non posso dimenticare – racconta Bevacqua - il fuoco che ha distrutto le vite di quei martiri, i figli disperati di una terra che mi ha accolto come un fratello e che mi ha fatto capire quanto sia generoso, coraggioso e grande sia il popolo tibetano”.

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