di STEFANIA PAPALEO
Arriva al Pronto soccorso dell'ospedale "Pugliese" di Catanzaro con un infarto, ma nessuno sa che ha la scabbia. Non lo sapeva neanche il paziente, un uomo proveniente dalla provincia di Reggio Calabria, prima che si scoprisse a ricovero già avvenuto nel reparto Utic (Unità di Terapia Intensiva Cardiologica), da dove è stato successivamente trasferito nel reparto di Rianimazione a causa delle complicanze che ne hanno causato il decesso.
Ed è stato proprio a causa della mancata consapevolezza circa l'infezione in corso che il personale sanitario dell'Utic non ha rispettato le precauzioni richieste dal caso, per cui la patologia ha colpito quattro infermieri e un operatore socio sanitario entrati in contatto con il paziente nel momento di sbarellarlo e ricoverarlo nel reparto cardiologico. I cinque sanitari sono attualmente in cura, ma nulla esclude che altri colleghi possano essere stati contagiati in modo più o meno grave dall'infezione della pelle causata principalmente da un acaro molto piccolo e di solito non direttamente visibile, che si inocula sotto la pelle del soggetto colpito, provocando un intenso prurito allergico.
La malattia può essere trasmessa da oggetti, ma più spesso dal contatto diretto pelle-pelle, con un elevato rischio se prolungato. L’infestazione iniziale richiede da quattro a sei settimane per diventare sintomatica e, poiché si riscontrano sintomi allergici, spesso viene diagnosticata in notevole ritardo, come potrebbe essere accaduto nel caso del paziente deceduto a Catanzaro.
Adesso si spera che non aumenti il numero del personale sanitario contagiato, mentre sono stati già attivati i controlli medici per tutti coloro che sono entrati in contatto con il paziente che era stato colpito dall'infezione, che, peraltro, se riscontrata in tempo, necessita di una cura relativamente semplice, con il solo uso di prodotti da applicare sulla cute.
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