Naufragio a Lampedusa. Corbelli (Diritti civili): “La pandemia non faccia mai dimenticare l’immane tragedia dei migranti"

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Franco Corbelli

"Proprio per dare dignità alla morte di questi disperati si sta realizzando, a Tarsia, in Calabria, il Cimitero internazionale dei Migranti, la più grande opera umanitaria legata al dramma dell’immigrazione"

  15 novembre 2020 15:23

 "L’emergenza pandemia non può cancellare o far dimenticare l’immane tragedia dei poveri migranti, un popolo di disperati che continuano a morire nel Mediterraneo, nei tragici naufragi, come lo sfortunato bimbo della Nuova Guinea, il piccolo Joseph, di appena 6 mesi, morto, nei giorni scorsi, insieme ad altre decine di poveri profughi e seppellito ieri, sabato, nel cimitero di Lampedusa. O altre tragedie come quelle delle migliaia di migranti che vivono accampati, in condizioni disumane, nel campo di Moria, sull’isola greca di Lesbo, nei mesi scorsi devastato anche da un grande incendio o come quegli invisibili rinchiusi e torturati nelle prigioni lager della Libia.  E pensando proprio a quelli più sfortunati, alle tante vittime dei viaggi della speranza, come il piccolo Joseph, per dare dignità alla loro morte, che si sta realizzando a Tarsia il Cimitero internazionale dei Migranti, la più grande opera umanitaria legata alla tragedia dell’immigrazione. Per colpa del Covid i lavori si sono fermati, ma presto riprenderanno per ultimare la monumentale opera, conosciuta e apprezzata in tutto il mondo”.

E’ quanto, afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore del Cimitero internazionale dei Migranti,  per la cui realizzazione lotta ininterrottamente da 7 anni, da subito dopo la tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013.

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“Il mio pensiero va al piccolo, sfortunato Joseph (che mi auguro e chiedo abbia giustizia!) e alle tante vittime dei naufragi, quasi tutti dei migranti, a differenza del bambino della Nuova Guinea, senza nome, che vengono seppelliti e dispersi per sempre in tanti piccoli cimiteri. Se fosse stato già pronto oggi il Cimitero internazionale dei Migranti, il piccolo Joseph lo avremmo sepolto a Tarsia, nel luogo che ricorda il loro sacrificio, soprattutto quello dei poveri bambini e proprio ad uno di loro, al piccolo Aylan Kurdi, bimbo siriano diventato simbolo dell’immane tragedia dell’immigrazione, la grande opera umanitaria sarà intitolata, continua Corbelli. Sono proprio purtroppo queste continue tragedie di migranti che dimostrano quanto sia stata giusta, importante e doverosa la lunga, ininterrotta battaglia di civiltà che ho iniziato più di sette anni fa, subito dopo la tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013, per la realizzazione a Tarsia del Cimitero internazionale dei Migranti, proprio per dare dignità alla morte di queste povere persone. Le disgrazie come gli ultimi naufragi ci dicono anche come sia assolutamente urgente ultimare il Cimitero dei Migranti".

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"Grazie alla nostra grande opera umanitaria (i cui lavori, fermi a causa della pandemia, speriamo molto presto di riprendere e ultimare in breve tempo), conosciuta e apprezzata a livello internazionale, si cancellerà infatti, per sempre, la disumanità di quei  poveri corpi, senza nome, seppelliti, con un semplice numero, in tanti piccoli cimiteri, per lo più siciliani e calabresi, che di fatto ne cancellano così per sempre ogni ricordo e riferimento per il loro familiari dei lontani Paesi del mondo che non sapranno mai dove andare un giorno a cercarli, per portare un fiore e dire una preghiera. Il Cimitero internazionale dei Migranti, finanziato, grazie all’ex Presidente Mario Oliverio, dalla Regione Calabria sorge in un luogo fortemente simbolico, su una collinetta di quasi 30mila mq, immersa tra gli ulivi secolari,(che resteranno intatti) e proprio di fronte al Lago e al vecchio camposanto comunale, vicino l’ex Campo di Concentramento fascista più grande d’Italia, quello di Ferramonti di Tarsia, che fu luogo di prigionia ma anche di grande umanità, dove, durante la seconda guerra mondiale, nessuno degli oltre tremila internati subì mai alcuna violenza, ma vennero tutti sempre aiutati dalla popolazione locale e dalla stessa Direzione del Campo. Per questo, d’accordo con il Presidente Oliverio e il sindaco di Tarsia Roberto Ameruso, abbiamo scelto questo luogo storico  e simbolico per realizzare la grande opera umanitaria, motivo di orgoglio nel mondo per la Calabria e l’intera Italia”.   

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