“Significative anomalie” nella redazione del “giornale di chiesuola”, ovvero il registro di bordo della vedetta 5006 della Guardia di finanza, uno dei due mezzi militari che nella notte tra il 25 e il 26 febbraio scorsi furono protagonisti delle operazioni antecedenti al tragico naufragio di migranti davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro. Così il sostituto procuratore della Repubblica di Crotone, Pasquale Festa, titolare dell’indagine su presunti ritardi e omissioni nei soccorsi all'imbarcazione dei migranti, descrive quanto riscontrato nell’analisi dei documenti acquisiti presso il Reparto aeronavale della Guardia di finanza di Vibo durante la perquisizione eseguita ieri dai Carabinieri del comando provinciale di Crotone ai quali sono stati delegati gli atti d’indagine.
Sul registro degli indagati il pm Festa ha iscritto sei persone. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti i documenti della motovedetta 5006. "Le modalità di redazione – si legge nel decreto - inducono a ritenere che le circostanze presenti alle pagine 37, 38, 39 e 40, verificatesi in momenti antecedenti al disastro, quindi in una situazione non di emergenza, siano state annotate successivamente ai fatti". Nel decreto di perquisizione si ricostruisce quello che accadde la notte del naufragio. Si parte dalla segnalazione di Frontex alle 23.03 del 25 febbraio all'ufficio competente di Varsavia e, per competenza, all'International coordination center di Pratica di Mare con cui si indica la presenza di un'imbarcazione che naviga con "buona galleggiabilità" e sulla quale si vede "una persona sul ponte superiore" e "possibili persone aggiuntive sottocoperta". La comunicazione viene poi inoltrata alle sale operative della Guardia di Finanza di Vibo Valentia e al Comando generale della Guardia costiera. Alle 23.49, in una telefonata tra la Guardia di Finanza e la Guardia costiera, l'operatore delle fiamme gialle afferma che si sta recando in zona la motovedetta V5006. L'operatore della Guardia costiera risponde che "avrebbe potuto allertare un'unità di Crotone o di Roccella Ionica ricevendo assicurazioni da parte dell'operatore della Guardia di Finanza".
Le indagini hanno però accertato, si legge sempre nel decreto, che la motovedetta della Guardia di Finanza "in quei momenti, lungi dall'essere in navigazione alla ricerca del target, si trovava in realtà all'interno del porto di Crotone".
Secondo quanto appreso, da bordo della stessa motovedetta, inoltre, avevano fatto sapere due ore prima che non avrebbero potuto navigare a causa delle condizioni del mare. L'ufficiale di Taranto, Nicolino Vardaro, nonostante gli fosse stato chiesto alle 23,36 di andare ad intercettare l'imbarcazione con i migranti con il pattugliatore Barbarisi (che risultava distaccato il giorno prima da Taranto a Crotone), impartiva l'ordine di salpare alle 2:10 solo dopo avere ricevuto alcuni solleciti dal collega di Vibo Valentia (alla mezzanotte del 26 febbraio, alle 00:15 ed alle 2:21). Partiva anche la motovedetta V5006 che, però, comunicava alle 3:20 l'inversione di rotta a causa del mare grosso, mentre il pattugliatore Barbarisi continuava la navigazione verso il caicco. Il barcone veniva agganciato per la prima volta dai radar alle 3.34, a poco più di sei chilometri dalla costa di Isola Capo Rizzuto ed a 13 chilometri e mezzo dalla foce del fiume Tacina nei pressi del quale avverrà poi il disastro.
L'imbarcazione con i migranti veniva monitorata per 38 minuti con ultimo aggancio alle 4:12 quando era a 3,6 km dal Tacina. Ma nonostante questo, il Roan di Vibo, tra le 3:58 e le 3:59 comunicava, in una conversazione successiva, alla Guardia costiera di Reggio Calabria (registrata dai server della Capitaneria di porto), che sebbene l'imbarcazione fosse monitorata da 24 minuti "dal radar al momento non battiamo nulla".
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