Naufragio Cutro, un imputato: "C'era settimo scafista, è scappato"

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  30 luglio 2024 18:45

E’ scoppiato a piangere nel guardare il video del naufragio girato dai pescatori crotonesi che si trovavano sulla spiaggia di Cutro all’alba del 26 febbraio dello scorso anno. Khalid Arslan, pakistano di 26 anni, è uno dei tre imputati nel processo che si sta celebrando davanti al Tribunale di Crotone nei confronti dei presunti scafisti del Summer Love, il caicco il cui naufragio a Steccato di Cutro ha causato 94 morti. In quelle immagini c'è anche lui che si lancia in acqua per salvare una persona: “il pescatore mi diceva di tornare indietro, ma io sono andato a prendere persone. Ho tolto tante persone, ma anche molti cadaveri dal mare. Se io fossi stato lo scafista sarei scappato” ha dichiarato l’imputato rispondendo ai giudici. “Ho pagato la quota del viaggio come tutti - ha aggiunto il pakistano -. Siccome io parlo il turco, gli afghani che erano nella barca mi hanno chiesto di fare da traduttore per chiedere di poter andare in coperta quando qualcuno stava male. Io sono come loro, non sono un trafficante”. La testimonianza di Khalid Arslan ha introdotto un elemento di novità nella ricostruzione del naufragio: gli scafisti – a suo dire - sarebbero stati sette e non sei come accertato dalle indagini.

 Il giovane pakistano ha infatti mostrato al Tribunale la foto di un altro scafista tratta da un video: “Dopo che si è rotta la prima barca sulla quale c'erano due siriani, è arrivata la seconda sulla quale siamo saliti. L'equipaggio era di due siriani e tre turchi. Avete arrestato me che ho pagato il viaggio ed ho viaggiato come passeggero, ma avete lasciato libero questo siriano che ho visto andare a riparare il motore più volte, era lui che stava sulla prima barca e che contava le persone e comunicava con gli altri scafisti. Lui è scappato”. Ancora Khalid Arslan ha rivelato di aver sentito nel corso della navigazione uno dei siriani dire che ci sarebbe stata una macchina sulla spiaggia per prelevarli. Un nuovo colpo di scena durante il processo lo ha poi riservato l’altro imputato, Sami Fuat, turco di 51 anni, che prima di lasciare il banco degli imputati si è messo a cantare nella sua lingua “mi state rovinando la vita”. Fuat ha sorpreso anche il suo difensore, l’avvocato Teresa Palladini, rifiutandosi in modo plateale di sottoporsi all'esame di accusa e difesa davanti al collegio penale del Tribunale di Crotone. Quanto ad Hasab Hussain, pakistano di 22 anni, ha affermato di aver pagato 7.600 euro per il suo viaggio. “Ho solo aiutato un mio amico a contattare i trafficanti” ha detto, ma nel suo telefono cellulare sono spuntate decine di foto di passaporti. Hasab non ha saputo spiegare di chi fossero quei documenti.

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