I carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale e del comando provinciale di Cosenza, supportati da personale del comando provinciale di Crotone, hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Procura distrettuale antimafia, nei confronti di 3 indagati, in riferimento agli omicidi di Salvatore Di Cicco, commesso il 1 settembre 2001, e di Andrea Sacchetti, avvenuto il 6 febbraio dello stesso anno.
In manette sono finiti Rocco Azzaro, di 69 anni, esponente, secondo l'accusa, di un clan di Corigliano-Rossano, Giuseppe Spagnolo, 53 anni, e Giuseppe Nicastri, 74, esponenti del clan di Cirò.
Le misure cautelari sono state eseguite a seguito degli approfondimenti investigativi, delegati ai Carabinieri del ROs e del comando provinciale di Cosenza, che avrebbero consentito di riscontrare recenti testimonianze relative ai due delitti, maturati nel contesto degli equilibri tra cosche di ‘ndrangheta, all’epoca operanti nel territorio di Rossano e Corigliano.
In particolare, relativamente all’omicidio di Salvatore Di Cicco scomparso da Sibari il 1 settembre del 2001, senza lasciare alcuna traccia, sarebbe stato ricostruito il movente, maturato nel contesto mafioso delle sibaritide, in un sistema di alleanze tra sodalizi operanti sull’area ionica cosentina, con l’avallo dell’articolazione di ‘ndrangheta di Cirò, il “Crimine di Cirò”, diretto all’epoca dalla cosca Farao-Marincola. L’omicidio si sarebbe consumato, nella stessa data della scomparsa, a Crucoli (KR), dove l’uomo era stato condotto con un pretesto, quindi ucciso con colpi di arma da fuoco con il successivo occultamento del corpo.
Per l’omicidio di Andrea Sacchetti, scomparso dal Comune di Rossano il 6 febbraio del 2001, senza lasciare tracce, è stata ricostruita la causale da ricondurre al controllo del commercio delle sostanze stupefacenti da parte della consorteria egemone sul territorio. Anche in questo caso l’omicidio si sarebbe consumato, nella stessa data della scomparsa, all’interno di un’azienda agricola del luogo, dove il giovane era stato condotto con un pretesto e poi ucciso con colpi di arma da fuoco. Anche in questo caso sarebbe stato nascosto il cadavere.
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