I giudici della corte d’appello di Catanzaro presieduta da Loredana De Franco hanno inflitto 31 condanne nel processo alle cosche di San Leonardo di Cutro, nel crotonese, e pronunciato anche 11 assoluzioni. Il processo era scaturito dall’operazione della Guardia di finanza di Crotone, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, denominata Malapianta, che nel maggio 2019 ha certificato l’esistenza della cosca di San Leonardo, capeggiata dall’ultra ottantenne Alfonso Mannolo (nel frattempo condannato a 30 anni di reclusione nell’altro troncone del processo) e le sue ramificazioni in Umbria.
Una organizzazione criminale che peraltro agiva in rapporti di dipendenza funzionale con la cosca Grande Aracri, egemone sulla provincia, alla quale versava le 'royalties' per l'autorizzazione del pizzo e reinvestiva nel traffico di droga i guadagni delle estorsioni e dell’usura ai danni delle attività commerciali e turistiche attive lungo la costa a cavallo tra le province di Crotone e Catanzaro.
Ed è stata proprio la ribellione di alcuni coraggiosi imprenditori del settore turistico, come il titolare del villaggio Porto Kaleo che ha denunciato le vessazioni subite, a dare la stura all’indagine. Restano immutate, ad esempio, le pene pesanti inflitte a Fiore Zoffreo (20 anni di reclusione) e a Leonardo Zoffreo (18 anni) mentre riduzioni, seppure molto lievi, sono state applicate a Giuseppe Mannolo: da 19 anni e 10 mesi a 19 anni e 9 mesi; a Pasquale Gentile: da 20 anni a 19 anni e 9 mesi. E ancora a Mario Mannolo: da 20 anni a 19 anni e 3 mesi. Tutti attivi nel ramo narcotraffico.
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