‘Ndrangheta, all'imprenditore Antonio Chiefari sorveglianza speciale per 5 anni e beni confiscati

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Guardia di Finanza, foto di archivio

Rigettata analoga richiesta per Vito Chiefari, difeso dagli avvocati Cicino e Russomanno

  28 marzo 2025 16:04

di STEFANIA PAPALEO

Sorveglianza speciale della pubblica sicurezza per la durata di cinque anni con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza e confisca di tre società. Non fa sconti il Tribunale di Catanzaro, presieduto da Emma Sonni (a latere: Silvia Manni e Barbara Elia) all'imprenditore di Torre Ruggiero Antonio Chiefari rimasto coinvolto nell’indagine “Orthrus” in quanto ritenuto partecipe alla cosca di ‘ndrangheta “Iozzo-Chiefari” attiva a Torre di Ruggiero e Chiaravalle Centrale, collegata alla più potente cosca “Gallace” di Guardavalle. Inutile il tentativo della difesa, rappresentata dagli avvocati Valerio Chianello e Giovanni Russomanno, di farsi forte della sentenza di assoluzione intervenuta il 31 ottobre del 2023 (LEGGI QUI). I giudici, infatti, evidenziano come sulla sessa pendi ancora l'appello della Procura e come in tante altre inchieste sia emerso prepotentemente l'autorevolezza mafiosa di Chiefari, vicino anche ai clan vibonesi. Da qui la convinzione dei giidici della pericolosità sociale dell'indagato, che neanche la detenzione avrebbe fatto desistere dal suo operato criminale.

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Diversa conclusione, invece, è stata tratta per un secondo indagato, il cinquantaduenne Vito Chiefari, nei cui confronti è stata rigettata analoga richiesta di sorveglianza speciale e confisca dei beni, in accoglimento della tesi difensiva portata avanti dagli avvocati Vincenzo Cicino e Giovanni Russomanno. In questo caso, infatti, dalla parte dell'indagato ci sono sentenze di assoluzione ormai definitive che ne impediscono un giudizio di pericolosità sociale, nè sarebbero finora emerse certezze circa la sua vicinanza alle cosche se non per motivi di parentela.

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Da qui anche il dissequestro dei beni a lui riconducibili, alla stregua di quelli di altri familiari che erano rimasti coinvolti, a loro volta, in un sequestro da 2,5milioni di euro eseguito il febbraio del 2024 dagli uomini della Dia di Catanzaro e dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, per una presunta sperequazione tra i beni posseduti, anche per interposta persona, e i redditi dichiarati dagli interessati e dai nuclei familiari di appartenenza, circostanza che lascia verosimilmente presumere che le ingenti proprietà, site nei comuni di Torre di Ruggiero, Montepaone, Chiaravalle Centrale, Cardinale e Gagliato, siano state acquistate con i proventi di attività delittuose.  

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Non così per i giudici del Tribunale che hanno disposto il dissequestro dei beni in questione, procedendo con la confisca delle sole imprese  Euroscavi srl ed Eurocostruzioni srl rispetto alle quali sarebbe emersa una ingerenza diretta di Antonio Chiefari.

 

uestro

La misura cautelare di prevenzione adottata dal Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro e della Dia, ha riguardato terreni, immobili e società, per un valore complessivo di oltre 2,5 milioni di euro nonché disponibilità finanziarie superiori a 3.000 euro. Si tratta di un provvedimento di natura cautelare, adottato dal Tribunale di Catanzaro – Seconda Sezione Penale – Ufficio Misure di Prevenzione nell’ambito del procedimento di prevenzione,  sulla base delle articolate indagini patrimoniali svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza e dal Centro Operativo Dia di Catanzaro, volte a verificare la effettiva disponibilità, la provenienza dei beni e la sproporzione del relativo valore  rispetto ai redditi dichiarati e alla attività lavorativa.

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