Depositate le motivazioni della decisione assunta a ottobre, in accoglimento dei ricorsi proposti dagli avvocati Vitaliano Leone, Gennaro Pierino Mellea e Luca Cianferoni
10 dicembre 2024 16:16di STEFANIA PAPALEO
Collaboratori di giustizia vaghi nei loro racconti. Accuse lanciate senza fornire riscontri. Notizie apprese indirettamente e fornite agli inquirenti per ricostruire episodi delittuosi a carico dell'imprenditore di Girifalco Vincenzo Tolone, attivo nel settore della lavorazione del calcestruzzo, addirittura tirato in ballo nell'omicidio di Giuseppe Bruno, per un presunto supporto logistico fornito ai killer. Queste le conclusioni principali tratte dai giudici della Corte di Cassazione (presidente Ercole Aprile; relatore Paolo Di Geronimo) nelle motivazioni appena depositate della decisione con cui a ottobre hanno annullato l'ordinanza del Tribunale della Libertà di Catanzaro che aveva confermato la custodia cautelare in carcere disposta dal gip nei confronti di Tolone nell'ambito dell'operazione Scolacium, rinviando gli atti al Tribunale per una nuova udienza finalizzata a riesaminare la posizione dell'indagato che, dallo scorso 22 febbraio, si trova ancora dietro le sbarre del carcere di Siano con l'accusa di appartenere alla cosca Catarisano di Girifalco.
I Supremi giudici, in pratica, hanno accolto il ricorso presentato dagli avvocati Vitaliano Leone, Gennaro Pierino Mellea e Luca Cianferoni, che avevano evidenziato l'assenza dei gravi indizi di colpevolezza e la totale inattendibilità dei collaboratori di giustizia, convincendo così la Corte di Cassazione a bollare la motivazione recepita dal Tribunale del riesame come del tutto "lacunosa, nella parte in cui si è sostanzialmente limitata a richiamare il contenuto delle dichiarazioni, ritenendole tali da fornire riscontri reciproci, senza fornire una adeguata motivazione circa il giudizio di attendibilità". Di più. "In particolare -scrivono i Supremi giudici -, le dichiarazioni rese da Mirarchi e Mammone presentano una obiettiva vaghezza, nella misura in cui entrambi affermano che Tolone sarebbe soggetto intraneo alla cosca, pur senza fornire elementi concretamente suscettibili di riscontro oggettivo, il Mammone, inoltre, riferisce di circostanze apprese de relato. Maggiormente specifiche sarebbero le dichiarazioni etero accusatorie rese da Danieli Salvatore, il quale ha espressamente indicato Tolone quale soggetto attivo nel campo delle estorsioni, specificando che in due occasioni avrebbe provveduto a compiere condotte minatorie, al fine di indurre alcuni imprenditori a sottostare alle richieste estorsive, nello specifico i titolati del supermercato Conad di Girifalco e dell'azienda "Acqua Calabria".
E se gli unici atti specifici e che potrebbero denotare un apporto causale dell'indagato rispetto alle attività estorsive, secondo i Supremi giudici, sono quelli riferiti da Danieli, concernenti le intimidazioni asseritamente commesse mediante il collocamento di materiale incendiario presso alcune attività imprenditoriali, "tuttavia - scrivono nelle loro motivazioni - si tratta di condotte meramente evocate dal collaborante e in relazioni alle quali non è stato acquisito alcun elemento oggettivo di riscontro", fatti estorsivi per i quali peraltro Tolone è stato già giudicato e assolto.
Insomma, tanto quanto basta per rivalutare le esigenze cautelari a carico dell'imprenditore, intanto raggiunto da un avviso di chiusura delle indagini insieme ad altri presunti imprenditori collusi e boss e picciotti dei can Catarisano (operante tra Roccelletta di Borgia, Borgia, Cortale, Girifalco e zone limitrofe, nonché nelle aree industriali di San Floro e Germaneto di Catanzaro) e Bruno (egemone nei territori di Vallefiorita, Amaroni, Squillace e aree limitrofe), al centro della scena della corposa inchiesta.
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