'Ndrangheta, da Spezzano a Vallefiorita imprenditori tenuti sotto scacco: decisive le loro denunce

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Dia
  09 maggio 2025 21:33

 Imponevano il pizzo da Spezzano Albanese a Villapiana. I clan Forastefano e gli Abbruzzese tenevano sotto scacco imprenditori e commercianti del Cosentino. Ma sono stati alcuni di loro proprio a trovare il coraggio di denunciare. Proprio le loro dichiarazioni, assieme a quelle di un pentito, sono state fondamentali per l’operazione che oggi ha portato in carcere quattro persone su richiesta della Dda di Catanzaro. I carabinieri hanno notificato quattro ordinanze di custodia in carcere e un provvedimento di divieto di dimora nella regione Calabria. Gli arrestati, appartenenti ai clan Abbruzzese e Forastefano, sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa e tentata estorsione aggravata dal metodo e dalla finalità di agevolazione mafiosa.

    Il reato di associazione mafiosa è contestato a Nicola Abbruzzese, considerato il reggente dell’omonima cosca, ruolo ricoperto – secondo le indagini - dopo gli arresti degli altri sodali del clan. Tra gli indagati nel blitz di oggi c’è anche la moglie di Nicola Abbruzzese, Finizia Pepe, ritenuta coadiutore nella gestione della contabilità, ma anche intermediario nelle comunicazioni tra gli associati. Tra gli indagati ci sono, inoltre, Pasquale Forastefano, Marco Abbruzzese e Francesco Faillace. Il provvedimento scaturisce da un’attività di indagine coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Cosenza, consistita nel riscontrare le denunce presentate da due imprenditori sulla base di patite e tentate estorsioni, ma anche tenendo conto delle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia. Gli elementi raccolti, in particolare, hanno permesso di ricostruire, l’operatività delle cosche di ’ndrangheta Abbruzzese e Forastefano, attive a Cassano allo Ionio e nei comuni limitrofi.

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    Secondo le indagini, gli arrestati avrebbero anche reperito i fondi necessari a garantire il sostentamento dei sodali, con particolare riferimento a quelli detenuti e ai relativi familiari. Secondo le indagini, Pasquale Forastefano, Marco Abbruzzese e Francesco Faillace avrebbero minacciato un imprenditore di Spezzano Albanese chiedendogli insistentemente denaro per avere “protezione” per il suo cantiere edile. Nelle continue richieste di soldi, gli indagati avrebbero detto all’imprenditore di agire per conto della cosca Presta e di chiedere il denaro per le spese legali dei familiari detenuti. Ma, dall’ordinanza di custodia cautelare, è emerso che la vittima rifiutò di pagare. Nel corso delle indagini, gli inquirenti si sono concentrati inoltre sul ruolo di “contabile”della moglie di Nicola Forastefano.

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