Venti assoluzioni, 25 conferme di condanna, pene rideterminate per 14 imputati e 4 prescrizioni. Questa la sentenza della Corte d’appello di Catanzaro per gli imputati, giudicati in primo grado con rito abbreviato, nel processo nato dall’operazione antimafia “Imponimento” contro il clan Anello di Filadelfia e altre consorterie criminali del Vibonese.
Le pene più pesanti, 20 anni di reclusione, sono state inflitte al boss Rocco Anello di Filadelfia e ai fratelli di Acconia Curinga Giuseppe e Vincenzino Fruci, ritenuti stretti sodali di Anello. Assolta Angela Bartucca (moglie del boss Anello e che in primo grado era stata condannata a 12 anni). Condannato a 12 anni e 8 mesi Domenico Bretti, di Filadelfia, brigadiere della Guardia di finanza, mentre 15 anni e 11 mesi è la pena per Daniele Prestanicola, imprenditore di Maierato.
Tra le assoluzioni di spicco, quelle dell’avvocato e imprenditore Vincenzo Renda, di Vibo Valentia (in primo grado condannato a 4 anni e 10 mesi) e quelle dei boss Paolino Lo Bianco, Filippo Catania e Vincenzo Barba di Vibo (in primo grado condannati a 9 anni a testa), Domenico Bonavota (9 anni e 2 mesi in primo grado), Alfredo e Domenico Cracolici di Maierato (4 anni e 10 mesi e 5 anni e 4 mesi in primo grado). Dopo la condanna a due anni e 10 mesi in primo grado esce infine assolto il funzionario della Regione Calabria Serafino Nero. Tra le parti civili nel processo, anche la presidenza del Consiglio, i ministeri dell’Interno e dell’Economia, la Regione Calabria e la Provincia di Vibo Valentia.
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