'Ndrangheta nel Soveratese. Sequestro di oltre 900mila euro a Vitale: la Cassazione annulla la misura

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images 'Ndrangheta nel Soveratese. Sequestro di oltre 900mila euro a Vitale: la Cassazione annulla la misura
La Suprema Corte di Cassazione

Rinviata la decisione alla Corte d'Appelo di Catanzaro

  14 ottobre 2020 11:31

La sesta sezione della Corte di Cassazione annulla con rinvio alla Corte d'Appello di Catanzaro la misura patrimoniale di prevenzione a Vincenzo Vitale, 46 anni, di Guardavalle: è ottobre 2017 quando la Guardia di Finanza dà esecuzione a un provvedimento di sequestro di beni per un valore di circa 920 mila euro, emesso dalla seconda sezione penale misure di prevenzione del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura distrettuale.

Il destinatario della misura ablativa è Vitale, vicino alla cosca di ‘ndrangheta “Gallace” di Guardavalle, operante nell’area ionica Soveratese.

Il 46enne difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Vincenzo Cicino era stato coinvolto nella operazione denominata “Itaca-Freeboat”, culminata nel mese di luglio 2013 con l’arresto di 25 soggetti, ritenuti affiliati ovvero fiancheggiatori della cosca Gallace-Gallelli- operante a Guardavalle, Badolato e su tutta la fascia del basso ionio catanzarese. All’esito dell’intero procedimento penale, nel marzo del 2015, col rito abbreviato, è stato condannato a sei anni di reclusione, perché ritenuto colpevole di associazione mafiosa ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Successivamente, la Corte d’Appello di Catanzaro, in riforma della sentenza di primo grado, lo ha assolto dal reato di associazione mafiosa e gli confermava la condanna per estorsione aggravata dal metodo mafioso, rideterminando contestualmente la pena ad anni quattro di reclusione. Anche in questo caso, la Cassazione ha annullato con rinvio alla Corte d’Appello, la quale dovrà fissare un nuovo processo.

Secondo l'atto di sequestro del 2017, ci sarebbe stato un notevole complesso patrimoniale il cui valore è risultato sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati o all’attività economica svolta.  La misura è stata confermata anche dalla Corte d'Appello a cui Vitale e i suoi legali si erano appellati.

Nel ricorso per Cassazione, gli avvocati Staiano e Cicino hanno evidenziato come "i decreti avversati (cosi come nella proposta), sulla scorta del principio di diritto dalla Suprema Corte, non si dà atto della provata insussistenza della pericolosità (in specie, attuale) mediante la valorizzazione dei seguenti dati: ha subito un periodo di detenzione, durante il quale ha dimostrato di non essere un soggetto socialmente pericoloso; lavora stabilmente per il proprio mantenimento e per quello della propria famiglia, che si compone in totale di 5 elementi. Diversamente da quanto sostenuto dalla Procura, il proposto ha sin da giovanissimo svolto attività lavorativa e prodotto reddito, non vive di proventi illeciti e non è da considerarsi un nullafacente".  (ed.cor.)

Banner

 

Banner

 

Banner

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner