Due richieste di condanna alla pena dell’ergastolo e una terza a 12 anni di reclusione sono state formulate dal pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo, dinanzi alla Corte d’Assise nel processo che mira a fare luce sull’omicidio di Domenico Belsito, ucciso il 18 marzo 2004 a Pizzo Calabro, in provincia di Vibo Valentia, e sul ferimento di Antonio Franzè a Vibo, cognato del collaboratore di giustizia vibonese Andrea Mantella. L’omicidio Belsito sarebbe stato deciso dal clan Bonavota di Sant’Onofrio per punire la vittima per una relazione sentimentale non gradita alla cosca.
La condanna all’ergastolo è stata richiesta dal pm nei confronti di Domenico Bonavota, 45 anni, ritenuto al vertice dell’omonimo clan e indicato quale mandante del delitto, e per Salvatore Mantella, 50 anni, di Vibo Valentia, che avrebbe preso direttamente parte all’omicidio. Per Onofrio Barbieri, 44 anni, di Sant’Onofrio, attuale collaboratore di giustizia, è stata chiesta la condanna a 12 anni di reclusione.
Domenico Belsito venne ferito mentre si trovava in un noto bar di Pizzo e morì due settimane dopo nell’ospedale di Vibo. A sparare – secondo l’accusa – fu Francesco Scrugli, poi ucciso a Vibo Marina nel 2012. L’omicidio Belsito rappresenterebbe il delitto con il quale Andrea Mantella strinse l’alleanza con il clan Bonavota di Sant’Onofrio. Per il ferimento di Franzè (avvenuto in epoca successiva al delitto Belsito) rispondevano invece Salvatore Mantella e Domenico Bonavota.
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