di EDOARDO CORASANITI
Oltre 4 ore di interrogatorio in cui si è difeso e ha cercato di smontare le accuse contestate nell’ambito dell’indagine “Mala pigna”, in cui è stato arrestato e portato in carcere a Reggio Calabria per concorso esterno in associazione mafiosa.
Assistito dagli avvocati Guido Contestabile e Lucrezia Staiano (in sostituzione di Salvatore Staiano), oggi Giancarlo Pittelli, avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia, è stato interrogatorio dal gip del capoluogo.
In particolare, sulla vicenda dei soldi a Piromalli, Pittelli ha evidenziato al gip Vincenza Bellini che a Delfino disse esplicitamente che “deve pagare la famiglia”, non potendosene occupare personalmente. Pittelli lo traduce come un “consiglio di un legale al suo cliente”.
“Mala pigna” a Reggio. Dai Mancuso ai Piromalli, la Dda incastra così l'avvocato Pittelli in affari coi clan
Un’altra circostanza spinosa è stata affrontata nell’interrogatorio di Pittelli: le frasi del giudice Marco Petrini, già condannato in primo grado a 4 anni e 4 mesi di reclusione per corruzione in atti giudiziari per fatti contestati nella Corte d’Appello di Catanzaro, e di Cosimo Virgilio, collaboratore di giustizia ed ex massone. Su Petrini, è emerso un elemento nuovo e finora non arrivato agli atti. Per le accuse formulate da Petrini negli interrogatori del 5 febbraio 2020 (un mese dopo l’arrestato nell’ambito “Genesi”), l’ex senatore di Forza Italia ha incassato un’archiviazione dal Tribunale di Salerno. Era accusato di violazione della legge Anselma e corruzione. Il giudice, ora sospeso, ha raccontato del tentativo di corruzione di Pittelli per cercare la revoca di una confisca, promettendo sempre 2500 euro. Dopo poche settimane, lo stesso giudice ha ritrattato le accuse formulate a lui ed altri, sostenendo di averle messe a verbale in un momento di devastazione psicologica.
Nelle accuse formulate dalla Dda reggina coordinata da Giovanni Bombardieri, lette nella misura cautelare notificata due giorni fa, si legge che l’avvocato avrebbe pianificato “un sistema al fine di eludere la tracciabilità del denaro necessario alle strategie difensive, proveniente da profitti criminali ed al cui pagamento avrebbe dovuto provvedere Rocco Delfino per un importo di circa 30mila euro”. E poi la frase “devono risultare dei pagamenti che vengono direttamente dalla famiglia”. Che per Pittelli sarebbe stato un consiglio di un avvocato ad un suo cliente.
Per i prossimi giorni i legali di Pittelli stanno valutando la possibilità di depositare un’istanza di scarcerazione al Gip e, successivamente, al Tribunale del Riesame.
Un altro aspetto, quello per cui l'ex forzista sarebbe stato dipinto come "il postino della cosca Piromalli" per una lettera che, secondo gli avvocati, "non può contenere niente di illecito perché, essendo Piromalli al 41 bis, aveva il timbro di censura. Il contenuto riguardava semplicemente la strategia processuale. Non c’era un messaggio né sull’omicidio Scopelliti né di altro genere"
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