'Ndrangheta stragista: ergastolo a Graviano e Filippone. Il pm Lombardo: "Sentenza storica"

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Procuratore Giuseppe Lombardo
  24 luglio 2020 20:34

"Sicuramente siamo soddisfatti perché è il giusto riconoscimento al lavoro che va avanti da anni e che su impulso della Procura nazionale ha portato la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria a ricostruire una delle vicende più oscure della storia giudiziaria del nostro Paese". Lo ha detto il procuratore Giovanni Bombardieri subito dopo la sentenza della Corte d'Assise che nel processo "'Ndrangheta stragista" ha condannato all'ergastolo i boss Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, accusati dell'omicidio dei due carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo.

LEGGI QUI LA CONDANNA ALL'ERGASTOLO DI GRAVIANO E FILIPPONE

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"Finalmente - ha aggiunto - si capisce come la morte di quei poveri militari, così come il ferimento degli altri carabinieri nel '93 e nel '94, non è stato un imprevisto o un caso ma apparteneva a un disegno più ampio e vedeva coinvolte la 'Ndrangheta reggina unitamente a Cosa nostra siciliana. Leggeremo le motivazioni di questa sentenza. La 'ndrangheta non è mai stata considerata per quello che realmente è. Solo oggi se ne parla come di un fenomeno universale che non riguarda solo l'Italia. Il processo di oggi dimostra che il livello è questo ed è l'occasione giusta per ribadire l'importanza e la necessità di un rafforzamento delle forze di polizia giudiziaria che è quanto mai necessaria e importante per questa terra". "Certamente è una sentenza storica" è stato il commento del procuratore aggiunto e pm nel processo Giuseppe Lombardo che ha coordinato l'inchiesta della Squadra mobile e della Dia Reggio Calabria.

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"Speriamo - ha aggiunto - che possa essere l'inizio di un percorso di costruzione che vada oltre quello che è stato fatto finora. Penso che questa terra e le vittime di mafia di questa terra meritano questo tipo di impegno e determinate risposte che non sono state facili. Abbiamo fatto il nostro lavoro. Abbiamo raccolto gli elementi disponibili, li abbiamo messi insieme e abbiamo portato all'attenzione della Corte una ricostruzione a cui abbiamo fortemente creduto. Oggi è arrivato un risultato importantissimo. Siamo contenti di questo. Penso che sia arrivato il momento di raccontare fino in fondo quale è stato il ruolo della 'ndrangheta. Andrà letta la sentenza. Ci saranno approfondimenti da fare".

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Per l'avvocato di parte civile Antonio Ingroia "ci sono altri colpevoli che non erano imputati in questo processo. Sono convinto - aggiunge l'ex pm di Palemo - che i valorosi magistrati della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria da questo processo partiranno per aprire un'indagine bis su altri mandanti e altri ispiratori e magari potremmo avere finalmente una verità completa. Ci sono finalmente le premesse per una verità piena, per cancellare quella verità ufficiale e depistante secondo la quale tutti questi delitti sono stati vendetta della mafia contro lo Stato. In realtà ci sono pezzi di Stato che sono stati responsabili dei depistaggi, dopo, ma anche delle stragi prima. E noi vogliamo che lo Stato dimostri di saper fare giustizia anche al proprio interno".

"Ergastolo per il boss della 'ndrangheta Rocco Santo Filippone e per il capo mafioso Giuseppe Graviano. Una sentenza storica emessa dalla Corte d'Assise di Reggio Calabria che prova come alla stagione stragista finalizzata a un tentativo di colpo di Stato parteciparono tutte le organizzazioni criminali. Non solo i corleonesi di Totò Riina ma anche i capi della 'ndrangheta agirono nel biennio stragista 92-94". E' il commento del senatore Sandro Ruotolo (Gruppo Misto) presente oggi in aula alla lettura del verdetto di condanna. "La sentenza di primo grado appena pronunciata dalla Corte d'assise di Reggio Calabria è importante perché si è conosciuto quest'altro pezzo di verità - scrive Ruotolo sul suo profilo Fb -. Questo vuol dire cercare sempre le verità e giustizia e mai accontentarsi delle 'prime verità'. Dopo le stragi del 92 in Sicilia, nel 93 ci furono le bombe di Firenze, Milano e Roma e poi abbiamo saputo dal pentito Gaspare Spatuzza che nella stagione stragista era coinvolta anche la 'ndrangheta calabrese e un deposito di armi era pronto ad essere utilizzato dalla camorra napoletana. A Reggio Calabria ci furono tre agguati agli equipaggi delle radiomobili. In sequenza, uno dopo l'altro. Due carabinieri uccisi, due illesi e due feriti gravemente. Ecco, dovevo mi sembrava importante esserci oggi da senatore accanto ai familiari dei carabinieri uccisi, accanto a quella magistratura che non si stanca mai di cercare verità e giustizia. Oggi è nu juorn bbuon".

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