di STEFANIA PAPALEO
Assoluzione definitiva per 9 imputati e un processo da rifare in Corte d'Appello per un decimo. Questo è tutto ciò che resta del processo "Borderland",scaturito dall'operazione che nel novembre del 2016 portò all'arresto di 48 persone accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsioni, violazioni in materia di armi, illecita concorrenza con violenza o minaccia, esercizio abusivo del credito, intestazione fittizia di beni, tutti reati aggravati dalla modalità mafiose e dalla finalità di avvantaggiare l’organizzazione criminale oggetto delle indagini. Al centro della scena, la cosca Trapasso, operante nella zona costiera a cavallo tra la provincia di Catanzaro e Crotone.
Accuse molto gravi, dunque, quelle che travolsero anche amministratori e imprenditori ritenuti collusi con il clan e che, strada facendo, sono crollate, fino a volatilizzarsi in via definitiva nella tarda serata di ieri in Corte di Cassazione. I supremi giudici, infatti, dopo aver ritenuto inammissibile il ricorso della Pg contro la sentenza di assoluzione riportata in secondo grado a Catanzaro dall'imprenditore Giovanni Colosimo e dall'allora vice sindaco di Cropani Francesco Greco (entrambi assistiti dagli avvocati Giancarlo e Pietro Pitari), ha annullato senza rinvio le condanne riportate da altri 7 imputati: Antonio Bianco, di Sersale (difeso dall’avvocato Salvatore Staiano), l’imprenditore di Cropani Vito Borelli, (difeso dagli avvocati Valerio Vianello Accoretti e Gianni Russano), Gregorio e Salvatore Aiello, di Cutro (difesi dai legali Salvatore Iannone e Romolo Villirillo), Maurizio De Fazio, di Cropani (codifeso dai legali Pietro Pitari e Gianni Russano), Rolando Russo, di Sellia Marina (codifeso dai legali Nicola Cantafora e Massimo Scuteri) e Salvatore Scandale (difeso dall’avvocato Salvatore Rossi).
Un nuovo processo dovrà essere celebratoper Massimo Zofrea, di Catanzaro (difeso dagli avvocati Valerio Vianello Accoretti e Gregorio Viscomi), nei cui confronti la Corte di Cassazione ha disposto l'annullamento della condanna con rinvio a una sezione diversa della Corte d'Appello, che dovrà giudicarlo per i capi di imputazione residui.
LEGGI QUI LA SENTENZA DELLA CORTE D'APPELLO RIBALTATA IN CASSAZIONE
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