Nel rombo del cuore, l’ultimo saluto di Catanzaro a Christian tra lacrime e amore

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images Nel rombo del cuore, l’ultimo saluto di Catanzaro a Christian tra lacrime e amore

  17 aprile 2025 16:34

di FILIPPO COPPOLETTA

Ore di angoscia, di dolore ma anche di silenzio, perché le parole in questi momenti sono rotte dal pianto e affogano nelle lacrime. Catanzaro rende il suo ultimo saluto a Christian Pitingolo, il ventenne rimasto vittima nell’incidente verificatosi la notte di martedì lungo la Provinciale 17.

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Una folla immensa ha riempito la Chiesa di Sant’Anna nel quartiere Fortuna della città. L’edificio non è riuscito a contenere quanti hanno voluto stringersi al dolore della famiglia, unita ai primi banchi della chiesa con lo sguardo fisso su quella bara sopra la quale era adagiata una maglietta bianca ed il casco che il giovane indossava in sella alla sua Crf 450 rossa, la stessa posta al centro del piazzale della chiesa dove radunati vi erano centinaia di ragazzi, amici, compagni e conoscenti, con lo sguardo perso e l’animo affranto. Come la sua, decine di altre moto sono state portate nel piazzale e quando la bara ha raggiunto l’esterno della piazza, un rombo corale ha sovrastato il pianto incessante dei presenti.

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Struggenti e cariche di amore, le parole che dall’ambone hanno risuonato e raccolto il comune sentimento di cordoglio: quelle della sorella maggiore, oggi alla ricerca disumana di quella stessa forza che sapeva trasmettere Christian, così come quelle pronunciate dalle insegnanti dell'Istituto “Grimaldi, Pacioli, Petrucci, Maresca, Ferraris” dove il giovane frequentava il suo ultimo anno, alternando le ore di studio a quelle di lavoro.

Di seguito, riportiamo la lettera della Dirigente, dei docenti, degli studenti e del personale tutto della scuola:

“Oggi siamo qui, come scuola, come classe, come comunità per salutare Christian. Ma soprattutto, siamo qui per ricordarlo.

Christian non era solo uno studente. Era un ragazzo che sapeva farsi voler bene.

Aveva quel modo naturale di entrare in sintonia con tutti: un sorriso sincero, una battuta pronta, una presenza sempre viva e mai ingombrante.

Chi l'ha conosciuto lo sa bene: era educato, rispettoso, allegro. Un ragazzo pieno di sogni, di idee, di energia.

I suoi compagni lo ricordano per la risata contagiosa, per quella luce negli occhi che ti faceva sentire sempre accolto.

Era uno che, anche se lo conoscevi da poco, ti sembrava di conoscerlo da sempre. Sempre presente, sempre disponibile, sempre sorridente.

A scuola, spesso, si portava dietro la stanchezza del lavoro, ma non se ne lamentava mai, anzi ne andava fiero. "Il lavoro è lavoro, professore''' diceva, con quell'orgoglio tutto suo.

Lavorava come cameriere ed era orgoglioso di essere economicamente indipendente anche perché, con i suoi risparmi, fantasticava su tutto quello che avrebbe potuto fare. A volte si addormentava in classe — qualcuno lo chiamava Pisolo - ma bastava un sorriso, uno scambio di battute, e tornava subito tra noi.

Pensando a Christian ricordiamo le chiacchierate del sabato o quelle in laboratorio, quando molto spesso la didattica lasciava spazio alle confidenze e si parlava di sogni, di progetti, di futuro. Perché la scuola è anche questo.

Sia i compagni che i professori conoscevano l'orgoglio con cui parlava della sua nuova macchina, una grande soddisfazione, soprattutto a quell'età.

E poi tutte le volte in cui rifletteva ad alta voce se dedicarsi alla meccanica o alla ristorazione: "Di sicuro aprirò un'attività tutta mia, professo'"

Ricordiamo tutti l'entusiasmo per il viaggio in crociera, quelle foto piene di luce e di vita, le risate sulle nuove Air Force x Louis Vuitton, quelle scarpe appena comprate che difendeva con fierezza assoluta quando i compagni insinuavano che fossero false "Pitì, non sono originali, non possono esserlo".

Christian indossava sempre una giacca di jeans e una t-shirt a maniche corte, anche d'inverno. Qualche docente, in modo quasi materno, gli diceva che si sarebbe ammalato e lui rispondeva "Professore', poi dopo sento caldo!", anche se fuori c'erano 10 gradi. Ma a quell'età, in effetti, il sole ce l'hai dentro.

Anche quando le interrogazioni non andavano bene sapeva sdrammatizzare, riderci su. E alla fine, nonostante i richiami, si finiva per ridere insieme, e quel quattro pesava meno, perché il legame umano vale molto di più di un voto.

Ma soprattutto, di Christian, ricordiamo quanto fosse bello averlo in classe. E quanto sarà duro rientrare e trovare il suo banco vuoto.

I suoi compagni di classe, quelli della 5°B, hanno provato a scrivere qualcosa per lui ma non ce l'hanno fatta. Ed anche questo dice molto su quanto fosse importante e parte di loro.

Ciao Christian. Ti ricorderemo sempre col sorriso”. 

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