"Nessun controllo sulle strutture private accreditate". I commissari dell'Asp di Catanzaro scoprono la falla e istituiscono l'Ufficio Antimafia

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images "Nessun controllo sulle strutture private accreditate". I commissari dell'Asp di Catanzaro scoprono la falla e istituiscono l'Ufficio Antimafia
L'ingresso dell'Asp di Catanzaro e dell'ex Pugliese (dove c'è una parte rilevante di amministrativi della Dulbecco)
  16 aprile 2020 14:46

di GABRIELE RUBINO

Il caso della Rsa Chiaravalle potrebbe aver aperto l'ennesimo vaso di Pandora nell'Asp di Catanzaro, già sciolta per presunte infiltrazioni mafiose. Se un conto sarà il fascicolo aperto dalla Procura di Catanzaro per indagare sulla "gestione" dei pazienti contagiati della struttura (di cui una parte è deceduta), la commissione prefettizia che guida l'Asp catanzarese si è accorta di una falla amministrativa che riguarda più in generale le strutture private che sono o contrattualizzate con la stessa azienda (e ricevono i soldi per le prestazioni acquistate dal pubblico) o comunque autorizzate. Alcuni approfondimenti sul carteggio della Rsa Ginestra Hospital di Chiaravalle hanno fatto emergere infatti una certa inerzia del "controllore" pubblico. Così la terna commissariale, composta da Luisa Latella, Franca Tancredi e Salvatore Gullì, ha indagato e deciso di costituire "l'Ufficio Antimafia" per porre rimedio all'inerzia. 

Banner

Nella delibera adottata oggi si spiega bene il perché. Da una verifica incrociata con la Prefettura sarebbe risultato che "dal controllo effettuato non risulterebbe alcuna richiesta da parte di codesta Asp nei confronti dei soggetti che nella specie riguardano i contratti, in corso di rinnovo, con le Strutture Private accreditate, nonché le autorizzazioni in corso con le Rsa accreditate sul territorio di questa Provincia". In pratica, gli uffici dell'Asp non avrebbero mai richiesto alla Prefettura, almeno nell'ultimo periodo, le certificazioni antimafia sui privati sotto contratto con il servizio sanitario regionale. La commissione straordinaria nel pieno del "caso Chiaravalle" aveva disposto, con una disposizione del 30 marzo, l'immediata acquisizione proprio di questi documenti che paradossalmente sembravano difficili da rintracciare. La nota di risposta della Prefettura, del 10 aprile, ha fatto rompere gli indugi facendo scrivere ai commissari che "la situazione prima descritta è incompatibile con la gestione della Commissione straordinaria e con le finalità di risanamento che la stessa è chiamata a raggiungere". Tanto da indurre appunto all'istituzione di un ufficio ad hoc.

Banner

L'Ufficio Antimafia farà capo alla stessa commissione prefettizia e sarà posta alla dirette dipendenze del direttore amministrativo. I componenti individuati sono Antonio Aloi, Ivan Mancuso, Renato Repici e Vittorio Marino di Gestione Tecnico Patrimoniale e Gieseppe Cozza D'Onofrio di Programmazione e Controllo. Il coordinamento sarà affidato ad un funzionario di una delle Prefetture calabresi. 

Banner

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner