La voce rotta dall’emozione, il racconto di una vita professionale terminata non nel verso giusto, tante domande ancora senza risposta: Nicola Miriello è stato per oltre 35 anni un funzionario della Polizia di Stato e ha servito lo Stato con dedizione, passione e professionalità.
Nel 2015 un’indagine della DDA di Catanzaro gli ha cambiato la vita: viene assolto dopo un anno perché il fatto non sussiste ma niente è più lo stesso.
Dopo il trasferimento a Lecce, però, l’avanzamento della sua carriera si interrompe senza mai avere una risposta. Intanto il tempo passa ma lo step successivo non viene raggiunto: non bastano email, richieste di incontro con il Ministero: qualcosa blocca l’avanzamento. Questo stop naturalmente provoca un turbamento personale e difficoltà economiche. Sia in passato che ora, visto che Miriello nel frattempo è andato in pensione ma con un livello di carriera più basso rispetto a quanto, a suo dire, meritava.
Dopo anni di silenzio e mancate risposte, ora vuole sapere cosa è successo: perché qualcosa o qualcuno ha impedito di fargli scalare le tappe professionali.
Miriello ora è in pensione e questo non gli impedisce di stare a contatto con la realtà che lo ricorda: pubblicamente afferma che è a disposizione della comunità di Lamezia Terme, la città in cui vive, e della Calabria per riversare le sue competenze acquisite. Come quelle sull’ordine pubblico, sulla sicurezza, sulla gestione di eventi potenzialmente pericolosi. In passato lo ha fatto a Catanzaro e a Lecce, con ruoli di responsabilità che hanno aumentato il suo know how e il curriculum. E che però, da quanto lui esprime, non gli è stato riconosciuto.
Ora vuole “giustizia”. Perché, ammette Miriello, lui nello Stato ci crede ancora. Nonostante abbia sentito addosso un altro smacco, consumato proprio nei giorni scorsi: il 12 aprile non è stato invitato alla Festa della Polizia che si è tenuta a Lamezia Terme. Lui ci è andato lo stesso, con abiti civili ma con lo stesso orgoglio di sempre.
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