“Non c’è pace fra gli ulivi”, un film bellissimo con il calabrese, mitico Raf Vallone e la bellissima Lucia Bosè.
Parafrasandolo, questo titolo lo possiamo utilizzare con “Non c’è…pace” nel Pd calabrese. Polemiche a go-go caratterizzano l’attuale momento del Pd. A leggere le tante note stampa il Pd è lontano… millemiglia da questa eventualità.
Emblematico e significativo quanto scrive Bruno Villella, componente dell’Assemblea Nazionale del Partito, in chiara polemica con il segretario regionale sen. Nicola Irto. Sostiene Villella che il "Il Pd è in condizioni imbarazzanti” e consiglia a Irto “di andarsi ad accampare a Corigliano-Rossano. Per rendersene conto”.
Il testo integrale della nota di Villella
“Finalmente, occorre una chiara svolta rispetto alla lunga gestione commissariale del PD Calabrese. Va abolita la logica privatistica del partito, ripristinando i ruoli e la funzione di direzione politica. In assenza di ciò, si andrà sempre peggio. Non si possono cancellare gli esiti disastrosi delle scorse elezioni regionali. Eppure, bastava comprendere le cause delle clamorose sconfitte a Crotone e a San Giovanni in Fiore, storiche roccaforti della sinistra, per comprendere la natura degli errori che si stavano reiterando.
Corigliano Rossano è la prova evidente della perdurante stasi.
Non si può continuare a tacere. Chi continua a farlo è complice interessato. Io continuo a battermi per tentare di salvare la nostra storia. È con questo spirito che mi appello al segretario regionale del PD calabrese, Nicola Irto.
Perché, a fronte dell’ennesimo disastro, intendo chiaramente sollecitare l’esercizio proprio di un ruolo che va ripristinato nella sua essenza e nella sua funzione di massima responsabilità a tutela della nostra comunità regionale.
Perché, in assenza di ciò, per come stiamo continuando a pagare sulla nostra pelle, vengono meno le ragioni di appartenenza ad una comunità. Una condizione che abbiamo espiato anche alle ultime elezioni politiche. Una sconfitta disastrosa con connotazioni proprie della specificità della crisi del partito calabrese. Infatti, la Calabria è tra le pochissime regioni dove il risultato è stato addirittura peggiore di quello delle politiche del 2018, con oltre 24 punti percentuali in meno. Siamo ridotti a 100.000 voti. Un dato impressionante che sottende una funzione di marginalità politica, che si sostanzia ancor più nelle aree urbane dove il consenso ormai è stabilmente ridotto ad una cifra!
Un dramma, che rende ridicoli coloro che pensano di poterlo far passare sotto traccia, non affrontandolo.
Allora, che fare?
L’importante è che si abbia la consapevolezza che occorre cominciare a fare. Non si può continuare a galleggiare in uno stagno che rischia di divenire sempre più putrido e scarso di acqua. Servono segnali, a partire dall’applicazione delle regole più elementari di convivenza e di tutela dell'agire politico. Basta con le romanzine dettate dalle misere convenienze e con i farisaici appelli alla responsabilità, intenti esclusivamente ad evitare che si disturbino i manovratori. È una pantomima, finiamola.
Responsabile è chi manifesta la consapevolezza di questo disastro e contribuisce ad individuarne le cause e si fa carico di avviare processi politici di vero risanamento.
Irresponsabile e inadeguato è chi, in maniera omertosa, sta continuando a preservare lo squallido esistente, ispirato esclusivamente da logiche rivolte alla salvezza personale, al più gruppettara.
Si tratta di processi che si sono consolidati nell’ultimo lustro, dunque, non semplici da sradicare. Ma il PD calabrese non ha più tempo, deve cambiare passo per non morire.
È di tutta evidenza che coloro che continuano ad opporsi, non basta denunciarne le responsabilità, sorge il problema della compatibilità.”
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