Il collaboratore di giustizia sta scontando la condanna all'ergastolo per l'omicidio del bimbo americano ucciso sull’A3 la notte del 29 settembre 1994
02 maggio 2023 14:43di STEFANIA PAPALEO
"Non ho ucciso io Nicholas Green. Il vero assassino è in libertà. Ogni giorno quel bimbo è nei mei pensieri. Ma l’importante è che non sta sulla mia coscienza. Dio lo sa. Presidente mi ascolti, La prego, almeno Lei, mi creda e mi dia l’opportunità di ritornare ad essere un uomo libero".
E' il 13 febbraio del 2017 quando il collaboratore di giustizia vibonese Michele Iannello, condannato all'ergastolo per l'omicidio del bimbo americano, si gioca l'ultima carta per la libertà: la richiesta di grazia al capo dello Stato Sergio Mattarella. Oggi la partita è finita. "In relazione alla domanda di grazia presentata nell'interesse del nominato in oggetto, il presidente della Repubblica non ha ritenuto di concedere la grazia": questa la risposta in poche righe giunta, a firma del direttore dell'Ufficio competente del Dipartimento per gli Affari di Giustizia Laura Alessandrelli, all'avvocato Claudia Conidi, la penalista che da sempre affianca Iannello in questa sua battaglia giudiziaria e che, a quando pare, non ha neanche questa volta intenzione di darsi per vinta: “Ormai tra un collaboratore di giustizia e un semplice dissociato non c'è più alcuna differenza: un ergastolo dell'uno, vale quello dell'altro. Faccio tesoro di questo e procederò a richiedere la liberazione condizionale. Michele, peraltro, collabora ancora con la giustizia, un suo ultimo interrogatorio risale proprio a pochi giorni fa”.
L'avvocato Claudia Conidi
Eppure sono trascorsi ben 29 anni da quei proiettili sparati contro un'auto in transito sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, nei pressi dell’uscita di Vibo Valentia, e costati la vita al piccolo Nicholas in vacanza con la famiglia. E ne sono trascorsi 25 dalla condanna all'ergastolo emessa dalla Corte d'Assise d'Appello di Catanzaro (in riforma della sentenza di assoluzione di primo grado) a carico del collaboratore di giustizia ritenuto il killer che avrebbe premuto il grilletto quella tragica sera pensando erroneamente di avere mirato contro l'auto di un gioielliere da rapinare insieme a un complice, il panettiere Francesco Mesiano, a sua volta condannato a 20 anni di reclusione. Sentenza poi confermata dai giudici della Corte di Cassazione, nonostante entrambi gli imputati si siano sempre dichiarati a gran voce innocenti.
Nessuno gli ha mai creduto, a Iannello non ha creduto neanche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in coda a una vicenda così drammatica da essere raccontata in diversi libri e ispirare il regista del film "Il dono di Nicholas" per l'aspetto relativo alla donazione degli organi decisa all'epoca dai genitori della vittima. Organi che anche Iannello vorrà donare alla sua morte, come scrive nella lettera inviata nel 2017 al presidente Mattarella e che pubblichiamo di seguito.
LA LETTERA INVIATA NEL 2017 DAL COLLABORARORE DI GIUSTIZIA MIHELE IANNELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA PER CHIEDERE LA GRAZIA OGGI NEGATA
Sig. Presidente ,
sono Michele Iannello, quello che lo Stato ha dichiarato colpevole di un omicidio mai commesso, ovvero quello per il quale ha perso la vita il piccolo Nicholas Green
Io mi sono sempre professato innocente per questo grave delitto. Nella mia vita ho commesso altri misfatti, tutti confessati e per i quali ho ricevuto puntuale condanna con riconoscimento premiale dell’art. 8 L. 203/91 quale collaboratore di giustizia
Sull’ omicidio del piccolo Green però, non sono stato creduto e la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro mi ha dichiarato colpevole a fronte di un’assoluzione piena in primo grado. Quest’accanimento mi è costata la pena dell’ergastolo che sto scontando ora in regime alternativo a quello carcerario, lavorando nelle ore di permesso che il magistrato mi ha concesso, dando ampia prova di mancanza di pericolosità sociale.
Mi sono sposato e ho due figli in tenera età. Nessuno mai ha inteso andare a fondo su questo fatto, che è rimasto purtroppo punito ma dalla persona sbagliata, me. Il vero colpevole io l’avevo indicato, ma nessuno ha ritenuto di poter riaprire il caso, in quanto ormai un colpevole c’era in gattabuia ,ed ero io.
Per cercare di dimostrare il mio ravvedimento ho cambiato vita e ho sempre mantenuto regolare condotta. Alla mia morte se qualcosa del mio corpo sarà ancora buona, darò i miei organi per salvare la vita a qualche persona che ne avrà bisogno per continuare a vivere, almeno sarò utile a qualcuno-
Le chiedo di poter avere almeno la pena temporanea, non un ergastolo sulle mie spalle, anche per poter far capire ai miei figli un domani, che il loro papà non è stato quel mostro che hanno dipinto.
E’ vero ho fatto omicidi, ma li ho confessati tutti e sono stati delitti di mafia, scontati con pene in carcere, fatti che ho commesso per non essere a mia volta ucciso, perché nella malavita funziona così o uccidi per primo o il prossimo sei tu a morire, nelle faide.
Poi ho voluto uscire fuori da questa brutta storia e ho deciso di collaborare. Ma il fulmine del delitto Green mi ha incastrato in una trappola mortale .
Io giuro non ho commesso quell’omicidio. Fu ... a commetterlo, usando la mia autovettura.
Da collaboratore non me la sentii in prima battuta di accusarlo, ma poi decisi di vuotare il sacco, ma era troppo tardi. Qualcuno ritenne che fosse un modo per uscirne fuori, ma non era così. La giustizia è una macchina perversa, falcia senza criterio, a volte.
Nel mio caso è stato così, Mi creda. Non avrebbe senso tutto il resto, tutta la mia vita, la mia scelta, ogni mio pensiero. Spero che mi concederà la Grazia e confido in una comprensione, la stessa che io ho avuto nei confronti della giustizia che non ha saputo arrivare alla vera verità, gettando su di me ogni colpa per un fatto gravissimo, ma che vede impunito il vero responsabile.
Mi stringo ancora al cuore di quei genitori del piccolo Nicholas che piango ,ora capendo da padre, quanto dolore possano avere, ma giuro sui miei figli, io non sono stato a uccidere quel piccolo innocente.
Ogni giorno è nei mei pensieri. L’importante è che non sta sulla mia coscienza. Dio lo sa.
Presidente mi ascolti, La prego, almeno Lei, mi creda e mi dia l’opportunità di ritornare ad essere un uomo libero, per dare ai miei figli quel sorriso che un giorno si è spento sul volto di Nicholas, senza un motivo, una ragione, per la maledetta follia di uno sparo nella notte, ma giuro. .non esploso da me!
Iannello Michele
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