di STEFANIA PAPALEO
Non apre l'attività da mesi e, soprattutto, non paga il fitto da anni. Ma adesso a mettere un primo punto fermo nella paradossale vicenda che ruota intorno al "Cisca pub" di Sellia Marina ha provveduto il giudice del Tribunale di Catanzaro, Francesca Rinaldi.
E' stata quest'ultima, in accoglimento di un ricorso d'urgenza proposto dall'avvocato Francesco Pitaro, a ordinare al gestore moroso la restituzione immediata dell'azienda in questione al legittimo proprietario, ovvero a Carmine Falbo, che, dal mese di novembre 2016, ha atteso invano di incassare il canone di 2500 euro mensili previsti dal contratto di affitto di azienda. Nè gli era servita la diffida spedita il 20 dicembre 2017 per recuperare le somme arretrate. Così, di mese in mese, il credito maturato dal ricorrente è arrivato a ben 65 mila euro, pari a 26 mensilità non corrisposte, senza che, peraltro, l'affittuario abbia mai provveduto a restituirgli le chiavi, nonostante da tempo abbia addirittura deciso di chiudere l'attività, così come emerso da un sopralluogo effettuato dalla Polizia locale il 23 gennaio di quest'anno, quando, giunta sul posto, ha trovato entrambi gli accessi del locale sbarrati e un evidente stato di abbandono rispetto al quale un perito incaricato subito dopo dal proprietario ha ravvisato "la necessità e l'urgenza di compiere urgenti lavori per la messa in pristino dello stabile dell'immobile, al cui interno sarebbe dovuta essere espletata l'attività ristorativa che, al contrario, è risultata chiusa con l'azienda inattiva".
Una situazione tale da far temere un concreto rischio di "irreparabile compromissione dell'avviamento, della consistenza e funzionalità del complesso aziendale, con probabile perdita della clientela, oltre al pericolo di revoca delle autorizzazioni amministrative e sanitarie all'esercizio dell'attività aziendale". Insomma, tanto quanto basta per indurre il giudice ad accogliere il ricorso d'urgenza presentato dall'avvocato Pitaro, con condanna dell'affittuario moroso che, del resto, tutto ha fatto in udienza tranne che provare di aver pagato i canoni dovuti a partire dal novembre del 2016 e di aver rilasciato l'azienda a seguito della diffida ricevuta dal ricorrente.
Un primo passo importante, dunque, per porre fine all'annosa vicenda, il cui epilogo sarà comunque scritto solo a somme recuperate e danno risarcito.
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