di EDOARDO CORASANITI
Tutti vestiti di nero, tranne i cuochi rigorosamente in bianco. "Nero come un lutto", ammette Laura Barbieri, Fipe-Confcommercio Cosenza e consigliera nazionale, tra i promotori dell'iniziativa.
Come in altre 23 piazze d'Italia va in scena a Catanzaro la manifestazione organizzata dalla Federazione italiana pubblici esercenti (Fipe) a cui aderiscono baristi, ristoratori, cuochi e tutte le vittime sacrificate dalle restrizioni. La professione è diversa ma il minimo comune denominatore oggi è lo stesso: il Dpcm firmato tra sabato e domenica "ci mette in ginocchio", ripetono un po' tutti quelli che da Cosenza a Reggio Calabria arrivano di volta in volta nel capoluogo di Regione nonostante la pioggia.
Anzi, “Non siamo in ginocchio, siamo a terra". E infatti a terra al posto delle auto ci sono tovaglie, bicchieri, piatti. Il simbolismo restituisce la rabbia, il dolore e la preoccupazione di uomini e donne che da marzo pagano caro gli effetti delle restrizioni per respingere il Coronavirus. Da domenica scorsa si restringono ancora di più gli spazi di manovra e alle 18 le saracinesche si chiudono. Rimane aperto solo il delivery e l’asporto.
Pacifica e senza assembramenti, la manifestazione inizia con un quarto d’ora di silenzio. A mezzogiorno in punto suona l’inno di Mameli e poi la parola a Pietro Falbo, presidente Confcommercio Calabria Centrale e Laura Barbieri (Confcommercio Fipe Cosenza), i quali ribadiscono l'inefficacia delle misure adottate.
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