di CLAUDIA FISCILETTI
I cinema e i teatri incassano l'ennesimo colpo sferrato dall'emergenza covid. Il settore si era da poco rimesso in moto dopo il lockdown di marzo, ma ecco arrivare un nuovo Dpcm che ne dispone nuovamente la chiusura fino al 24 novembre. Una limitazione drastica alle attività teatrali e cinematografiche che, come prevedibile, non hanno reso contenti i lavoratori di categoria.
"Siamo in una situazione di grande difficoltà, il Paese sta soffrendo. La nota che va evidenziata è che, fino ad ora, cinema e teatri non sono stati luoghi di contagio", esordisce Gianvito Casadonte, sovrintendente della Fondazione Politeama, facendo riferimento ai dati diffusi dall'AGIS in cui si evince che su circa 350mila spettatori, nel periodo che va dal 15 giugno agli inizi di ottobre, si è verificato un solo caso di positività al covid19. "Ci hanno bloccati sul nascere", aggiunge Casadonte che, con la Fondazione Politeama, ha deciso di rinviare al prossimo anno la ripresa delle attività all'interno del teatro (LEGGI QUI).
Ciò che emerge dai lavoratori del settore è che la salute viene prima di tutto, come sottolinea il M° Francescantonio Pollice, direttore artistico di AMA Calabria: "Accanto alla tutela della salute, che è primaria, vi è quella dello spirito garantita dall’insieme delle attività musicali, teatrali, coreutiche e cinematografiche realizzate in sale e teatri". Il M° Pollice, nominato nel maggio scorso responsabile dell'AGIS nella Regione Calabria, ha rinviato al mese di dicembre gli spettacoli della rassegna MusicAmaCalabria, previsti per la prima metà di ottobre: "Auspico che il Governo possa rivedere le normative indicate nell’ultimo DPCM nella convinzione profonda che tutti i luoghi della cultura, senza alcuna distinzione nel pieno rispetto della salute pubblica e delle normative emanate, tornino ad essere aperti".
Un auspicio che trove concorde tutta la categoria, nonostante ormai lascerà decorrere questo mese, fino al 24 novembre, nella speranza che qualcosa possa cambiare. "La situazione è drammatica, ma forse si poteva regolamentare meglio piuttosto che chiudere tutto di netto", afferma Tonia Santacroce, direttore artistico del Festival d'Autunno che, solitamente, apriva l'edizione in questo periodo, e aggiunge: "Si poteva scendere nel particolare, dando mandato ai sindaci che conoscono meglio il territorio, in modo tale da regolare in base alla casistica sanitaria e alle location che il territorio offriva".
Una stretta, quella del Governo, che colpisce indistintamente grandi e piccole realtà del settore. "Noi, come piccola realtà amatoriale animata principalmente da pura passione per il teatro, accettiamo con difficoltà questa scelta", Mariarita Albanese parla del Teatro di Calabria, che già durante il lockdown si era dato da fare con Digital Poiesis: "Era il nostro modo per mostrare che non avevamo intenzione di mollare, in nessun modo". E il Tdc, appena ne ha avuto l'occasione, è ripartito con più entusiasmo di prima: "Abbiamo stilato un protocollo di sicurezza ex novo e abbiamo ricominciato grazie anche al pubblico che ci ha atteso". L'ultimo spettacolo del Teatro di Calabria è avvenuto il 25 ottobre, la domenica prima che venisse firmato il nuovo Dpcm dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Già agli inizi di ottobre, una bozza del decreto, poneva dei limiti alla capienza degli spettatori: 1000 potevano accedervi in location all'aperto e 200 in quelle al chiuso. "Per chi organizza grandi eventi come il sottoscritto, rispetto al limite di 200 posti, questa chiusura cambia poco", spiega Ruggero Pegna, produttore e autore, socio-fondatore Assomusica (associazione italiana produttori e organizzatori di spettacoli dal vivo): "Di fatto, senza contributi pubblici, era già impossibile programmare sia nei Teatri sia nei Palasport. I teatri calabresi, con i loro 850 posti circa, hanno già capienze ridotte rispetto ai maggiori teatri italiani! In generale, trovo che i limiti posti ai teatri siano assurdi, in quanto si può ottemperare facilmente al distanziamento e ad ogni altra misura prevista, anche con presenze proporzionate alle capienze. Il tetto di 200 persone per un teatro e, ugualmente, per il Palacalafiore che ha una capienza di circa 7500 persone, ad esempio, fa già sorridere da sé; come fa sorridere il limite di 1000 per stadi da 70.000 persone, come San Siro o anche da 20.000 come il San Vito o il Granillo. Strutture enormi, in cui gli accessi si trovano a centinaia di metri di distanza tra loro, per cui non ci sarebbero nemmeno assembramenti agli ingressi, evitabili con semplici accorgimenti. Siamo professionisti, non improvvisatori". Pegna, poi, pone l'accento su un altro problema del mondo dello spettacolo in Calabria, che si aggiunge a quello delle chiusure causate dal covid: "In questo momento, il mondo dello spettacolo e della cultura calabrese chiede alla Regione Calabria che vengano pagati i progetti già realizzati, alcuni fermi da anni per ritardi incredibili e ingiustificati nelle verifiche delle rendicontazioni, inoltre che vengano sbloccati i bandi 2020, a cominciare da quello Grandi Eventi. Sbloccarli significa consentirci di programmare la ripresa nei tempi giusti e farci superare questo momento di difficoltà. Spettacolo e cultura sono settori fondamentali più di qualsiasi altro e soprattutto in una regione come la nostra. La riduzione dei budget per lo Spettacolo e la Cultura, ultimamente disposta dalla Regione Calabria è un arretramento grave e immotivato".
Nel frattempo, ieri, il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al decreto 'Ristori'. Il provvedimento messo in campo dal governo Conte dopo le chiusure di cinema, teatri e quelle anticipate alle 18 di bar e ristoranti che stanno creando subbuglio nel Paese (LEGGI QUI).
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