di STEFANIA PAPALEO
Nuovo terremoto giudiziario dietro l'angolo, per l'Asp di Catanzaro, appena finita sotto la gestione della commissione straordinaria nominata dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose decretato dal Consiglio dei ministri. Sotto accusa, questa volta, è finita l’assegnazione del servizio di Uccp (Unità complessa di cura primaria) alla "Sanit group srl". La Guardia di finanza ha già chiesto l’acquisizione delle carte negli uffici dell’Azienda sanitaria provinciale, che, da parte sua, potrebbe aver già bloccato i pagamenti per il servizio in prorogatio.
L’obiettivo è capire la fondatezza di un esposto partito già da tempo contro quell’assegnazione avvenuta, nel 2014, “senza graduatoria regionale di merito e senza alcuna valutazione delle esigenze di assistenza del territorio degli utenti”, nell’ambito di un progetto più ampio che aveva portato ad aprire, in diverse zone del territorio, questi Centri di assistenza alternativi agli ospedali per il trattamento dei “codici bianchi”.
Nel caso di Catanzaro la scelta era ricaduta sulla “Sanit Group srl”, nella cui sede, ubicata peraltro a pochi metri dalla farmacia di proprietà della moglie del titolare, dopo pochi mesi fu trasferita anche la Guardia medica di via Acri, spostata, dunque, da locali di proprietà dell’Asp in locali in fitto, seguendo criteri ben poco chiari. Tanto che, nell’immediatezza, a ficcare il naso nella vicenda erano stati gli uomini del Nisa, all’epoca guidati dall’ispettore Francesco Santoro, le cui indagini erano sfociate in un fascicolo aperto dall’allora sostituto procuratore, Emanuela Costa, che aveva iscritto dieci nomi nel registro degli indagati, tra tecnici comunali, dipendenti dell'Asp e funzionari di altri uffici pubblici. Fascicolo che, a distanza di anni, potrebbe tornare di interesse investigativo, alla luce della nuova indagine finalizzata a ripercorrere la presunta catena di complicità diffuse dentro e fuori le mura dell’Asp, dove anche i commissari avrebbero chiesto di visionare la pratica sospetta, rispetto alla quale nell’esposto si parla di un vorticoso giro di determine e delibere che avrebbero attivato un flusso di denaro a senso unico, impedendo l'attivazione di altre Uccp su territori di assistenza critici.
Aspetti diversi di una vicenda che appare ancora tutta da chiarire. Alla Guardia di finanza il compito di sciogliere i nodi da troppo tempo irrisolti.
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