Occhiuto vs Morra. Il sindaco di Cosenza scrive a Mattarella: "Usa la commissione per interessi di parte"

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Mario Occhiuto
  18 settembre 2019 17:05

 Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, candidato alla presidenza della Regione Calabria per Forza Italia, ha scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ai presidenti di Senato e Camera ed al vice presidente del Csm, "per denunciare come un prestigioso organismo dell'apparato  costituzionale, nello specifico la Commissione Nazionale Antimafia, venga vilipeso per infimi, personalistici, interessi di bottega da parte chi lo presiede".

"Il senatore Nicola Morra, difatti - scrive Occhiuto - ossessivamente spinto verso l'aggressione e la denigrazione gratuita, non manca di utilizzare il suo ruolo, non solo per gli scopi sopra citati, ma addirittura al fine di pilotare e indirizzare attività giudiziarie delle Procure della Repubblica contro i suoi avversari politici". Occhiuto cita il caso del convegno di Confindustria svoltosi a Cosenza alcuni giorni fa al quale era stato inviato anche Morra che "affermava di non parteciparvi a causa della contestuale presenza mia, nella qualità di Sindaco di Cosenza, e di Mario Oliverio, nella sua qualità di Presidente della Regione, quali soggetti annoverabili nella categoria degli 'indagati ma anche prescritti'. Senza trascurare l'ancor più grave, immediatamente antecedente, condotta consistita nel contattare, da parte del senatore Morra, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, al fine di escludere dagli invitati lo scrivente e il Governatore Oliverio, ponendo così una indebita ingerenza per la quale il predetto, anche nella migliore delle ipotesi e sia pur implicitamente, ha di certo utilizzato l'autorevolezza (rectius, l'autorità, conoscendo il soggetto) del suo ruolo per persuadere l'interlocutore istituzionale, che, nel caso di specie, non si è lasciato influenzare". "Tale volgare e poco elegante comportamento istituzionale - afferma Occhiuto - è solo l'ultimo di una serie di insane condotte che non si addicono a una figura istituzionale di tale rilevanza".

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"Serie di condotte che raggiungeva l'apice qualche mese addietro, quando, unitamente a magistrati e unità della Guardia di Finanza compiacenti, non a caso poi consulenti e componenti delle strutture in seno alla Commissione Antimafia dal nostro presieduta, si permetteva di organizzare apparati inquirenti paralleli, che ponevano irritualmente in essere vere e proprie attività istruttorie che dovevano poi essere calate in procedimenti penali ufficiali. È ormai notorio, infatti, come il Senatore Morra convocasse, presso la sua abitazione privata, soggetto (questo sì indagato, poiché da me denunciato e, pertanto, rancoroso nei confronti dello scrivente) per operare, raccogliendo, a insaputa del soggetto stesso, a mezzo registrazione su supporto informatico, vere e proprie sommarie informazioni testimoniali accusatorie nei miei confronti, senza che lo stesso senatore sia in qualche modo parte interessata, né diretta né indiretta, del procedimento penale afferente al soggetto convocato presso la propria abitazione. Ma, soprattutto, senza averne alcuna competenza". "Non è ammissibile, in uno stato di diritto quale l'Italia si pregia di essere - conclude Occhiuto - che accadano simili episodi senza che i massimi organi correggano il tiro, in base a quel meccanismo di autodifesa e di autorimedio istituzionale che proprio la nostra architettura costituzionale prevede e contempla". 

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