Oddati ribadisce: "Sbagliato candidare Oliverio". E il Pd cerca un compromesso

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Nicola Oddati

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  08 agosto 2019 17:32

Riunione importante per il suo futuro prossimo quella tenuta dal Pd a Lamezia Terme questa mattina. Convocata dal commissario regionale Stefano Graziano ha visto la partecipazione dell’inviato dalla segreteria nazionale del Partito, Nicola Oddati responsabile per le politiche del Mezzogiorno. Importante politicamente per la presenza del governatore della Calabria, Mario Oliverio che è anche leader di una corrente di primo piano peraltro già in piena campagna elettorale per sostenere la (ri)candidatura del suo leader. Sino in fondo, quindi, anche decisa all’eventuale sfida tutta dem alle primarie. Primarie alle quali Oliverio non rinunzia e che egli stesso nella sua qualità istituzionale, ha convocato estendendole a tutti i partiti.

Nel Pd calabrese, in vista delle prossime regionali, la ferma intenzione manifestata da Mario Oliverio di candidarsi ha sollevato un “caso” perché in Calabria una fetta di partito è decisamente contraria a questa eventualità. E per la frangia dei big calabresi contrari, nei giorni scorsi c’è stato il recente assist arrivato dalla segreteria nazionale (con le dichiarazioni di Oddati) con tanto di deciso invito al governatore di “farsi da parte” nel nome del “rinnovamento”, Oliverio aveva già detto “sono e resto in campo”. Stamattina, invece, il segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti aveva, al contrario, annunciato l'intenzione di "voltare pagina" (leggi qui).

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Posizione ribadita anche nella riunione di oggi a Lamezia in netta controtendenza a quella della segreteria nazionale che anche Oddati ha ribadito e in una nota ha fra l’altro dichiarato: “E’ legittima la ricandidatura di Oliverio ma noi pensiamo che sia sbagliata, cioè che non basta. Pensiamo che a partire da questa esperienza bisogna andare avanti, fare una coalizione più larga, unire il partito. Già qualche settimana fa in un’assemblea dei quadro del partito a Cosenza avevo detto che ci sono alcune precondizioni: il partito deve essere il più unito possibile, e se non è unito dietro una candidatura c’è un problema, poi la coalizione deve essere larga, aperta, e se possibile andare oltre quello che si è fatto in questi anni. E poi bisogna prendere i buoni risultati e spostarli ancora un po’ più avanti. Ora, secondo noi, per fare questo è indispensabile aprire una fase di rinnovamento, che non è una punizione per nessuno, anche perché non ci sono ruoli che vengono affidati per opera dello Spirito Santo o per discendenza divina. Sono scelte che si fanno tutti insieme. C’è il territorio ma c’è anche l’opinione del partito e del gruppo dirigente nazionale, della quale pure si deve tenere conto”.

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Il punto politico è che in questa fase pur di non rompere un rapporto e non esporsi al rischio di una bocciatura sulla sua tesi (quella della non ricandidatura di Oliverio) in sede di primarie considerata la maggiore forza del Governatore, la segreteria nazionale per bocca di Oddati e del commissario Graziano punta ad una mediazione. Altro non significano infatti le parole di Oddati: "Io penso che persone intelligenti cercano e trovano una sintesi. Poiché riteniamo di essere tutti quanti intelligenti e di avere come obiettivo principale il bene della Calabria e la possibilità di competere alla prossima sfida regionale, dobbiamo partire da queste considerazioni e cercare insieme una sintesi più avanzata.”

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Tutti nel Pd comunque ben sanno che sino ad ottobre alcun veto può essere posto ad Oliverio di candidarsi. Perché ottobre? E’ il mese di pronunciamenti importanti della magistratura sulle vicende giudiziarie del governatore. Che, in chiave negativa, all’interessato farebbero scattare l’applicazione dell’art. 5 del Codice Etico del Partito che riguardano tutte le condizioni ostative alla candidatura e obbligo di dimissioni.

Il braccio di ferro, dunque, nel Pd calabrese continua e il clima è tutt'altro che amicale. Il “veleno” è di casa.

 

 

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