"Olio di oliva tra storia, archeologia e scienza", a Girifalco presentato il libro di Ranieri e Vatrano

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Vatrano, Azzarito, Caliò e Ranieri

Una serata culturalmente ‘ricca’.

  21 maggio 2022 10:15

di MASSIMO PINNA

Storia, archeologia e scienza che si legano al vissuto dei luoghi, rivisti attraverso l’olio di oliva, e l’umanità che si è sviluppata attraverso questo prodotto di eccellenza del Mediterraneo.

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Al museo dell'arte contadina di Girifalco, presentato "Olio di oliva tra storia, archeologia e scienza". Il libro, scritto a quattro mani dagli autori, l'archeologa Bakhita Ranieri e l' agronomo Thomas Vatrano.

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Con i preziosi contributi di Ines Caliò, presidente di Archeoclub Girifalco e relatrice dell'evento assieme a Nicola Azzarito, di Profumi e Sapori della Calabria, e di Antonio Liotti di Calabria Condivisa.

Per l'occasione, il maestro Rocco Ugo Conte ha realizzato un' opera d'arte ispirato dagli argomenti trattati e il maestro Salvatore Vitaliano ha deliziato i presenti con dei sottofondi musicali.

L’argomento centrale del libro scritto a quattro mani e` l’ulivo e l’olio da questo derivato.

Il testo e` diviso in due parti. La prima, composta da dodici capitoli, piu` letteraria, legata agli usi e alle tradizioni degli antichi popoli legati a questa pianta e all’olio, considerato un vero e proprio oro liquido dagli antichi romani. Riferimenti sono stati presi dalla letteratura e dalle fonti storiche.

La seconda parte e` composta da sedici capitoli, presenta una serie di argomenti riguardanti le ultime frontiere sulla tecnologia di estrazione, packaging, effetti salutari, shelf life. L’opera si conclude con un interessante capitolo riguardante il germoplasma olivicolo calabrese, degno di interesse e divulgazione scientifica.

“Già 2000 anni fa” hanno spiegato al folto pubblico Vatrano e Ranieri “si conoscevano ottime tecniche per la produzione di olio. Oggi in Italia si vive una fase di confusione legata alla volontà, spesso, di emulare la produzione spagnola, basata pero’ su modelli di coltivazione sub-intensiva con manodopera ridotta quasi a zero. Ma orograficamente l’Italia non è la Spagna, di conseguenza non si possono raggiungere quei numeri in termini di quantità della produzione. Occorre, invece, puntare decisamente sulla qualità”.

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