Omicidio a Bovalino, si segue la pista della 'ndrangheta

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  10 gennaio 2025 18:00

E’ un omicidio ‘pesante’ quello di Giancarlo Polifroni, il cinquantenne assassinato nella serata di ieri a Bovalino, nei pressi della sua abitazione, dov’era ristretto agli arresti domiciliari. Il profilo criminale dell’ucciso e i precedenti penali, confermerebbero che il grave fatto di sangue sarebbe maturato all’interno dei fragili equilibri criminali della Locride. Bovalino, infatti, nel panorama delle gerarchie 'ndranghetiste di quella zona, è da sempre territorio appetito dalle cosche di Platì e di San Luca in Aspromonte. Numerosi, infatti, sono i personaggi di spicco, ‘platioti’ e santalucoti’, che hanno spostato progressivamente le loro residenze dalla montagna al mare – pur mantenendo stretti legami con i pacesi di origine - e Bovalino è diventata tra le cittadine preferite dai maggiorenti delle cosche dell’Aspromonte jonico. Gli inquirenti stanno ancora ricostruendo le fasi dell’omicidio di Polifroni, prima di tentare di dare un volto ad esecutori e mandanti. Quel che appare certo è che la vittima dell’agguato, nonostante fosse sottoposto a misura di prevenzione della detenzione domiciliare, non avrebbe esitato ad uscire di casa per incontrare chi sarebbe stato il suo assassino. Almeno cinque le pallottole esplose da una cal. 7,65 che lo hanno raggiunto al tronco, decretandone la morte istantanea.

Polifroni era ritenuto particolarmente attivo nel traffico di stupefacenti per la sua riscontrata vicinanza con ambienti della 'ndrangheta di San Luca e Platì, tanto da rimanere coinvolto nelle operazioni ‘Stupor Mundi’ e ‘Imelda’ della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria. I Carabinieri, inoltre, non trascurano altre piste circa le motivazioni che sarebbero alla base di quella che potrebbe risultare una vera e propria vendetta mafiosa. Nel 2004, infatti, Giancarlo Polifroni fu condannato in contumacia a 17 anni di reclusione per l’omicidio avvenuto nel marzo del 1997 a Bovalino di Antonio Speranza, di 28 anni. Speranza, noto agli inquirenti, fu assassinato per non avere pagato un debito per l’acquisto di sostanze stupefacenti. L’inchiesta, ancora al vaglio della Procura della Repubblica di Locri, potrebbe già essere trasferita oggi all’attenzione della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, diretta temporaneamente da Giuseppe Lombardo, magistrato di provata esperienza investigativa sulle cosche di ndrangheta della Locride.

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