Due condanne alla pena dell’ergastolo e una terza a 13 anni di reclusione sono state comminate dalla Corte d’Assise di Catanzaro nel processo che mirava a far luce sull’omicidio di Domenico Belsito - commesso il 18 marzo 2004 a Pizzo Calabro, in provincia di Vibo Valentia - e sul ferimento di Antonio Franzè a Vibo, cognato del collaboratore di giustizia vibonese Andrea Mantella. L’omicidio Belsito sarebbe stato deciso dal clan Bonavota di Sant’Onofrio per punire la vittima per una relazione sentimentale non gradita alla cosca.
La condanna all’ergastolo è stata inflitta a Domenico Bonavota, 45 anni, ritenuto al vertice dell’omonimo clan e indicato quale mandante del delitto, e a Salvatore Mantella, 50 anni, di Vibo Valentia, che avrebbe preso direttamente parte all’omicidio. Per Onofrio Barbieri, 44 anni, di Sant’Onofrio, attuale collaboratore di giustizia, la condanna ammonta a 13 anni di reclusione (contro i 12 chiesti dal pm). Domenico Belsito venne ferito mentre si trovava in un bar di Pizzo e morì due settimane dopo nell’ospedale di Vibo. A sparare – secondo l’accusa – fu Francesco Scrugli, poi ucciso a Vibo Marina nel 2012. L’omicidio Belsito rappresenterebbe il delitto con il quale Andrea Mantella strinse l’alleanza con il clan Bonavota di Sant’Onofrio. Per il ferimento di Franzè (avvenuto in epoca successiva al delitto Belsito) rispondevano invece Salvatore Mantella e Domenico Bonavota.
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