A giugno 2021 (19 anni dopo il delitto “eccellente” ), come si ricorderà, la Corte d’assise d’appello ribaltò il verdetto di primo grado quando i quattro imputati erano stati tutti assolti. In secondo grado, poi, per tre dei quattro imputati, la Corte d’assise d’appello (presidente Gabriella Reillo; a latere Francesca Garofalo) aveva condannato i fratelli Vincenzino e Giuseppe Fruci, di 52 e 45 anni, di Curinga e il collaboratore di giustizia Francesco Michienzi, di Curinga, e assolto Tommaso Anello, 53 anni, ritenuto il boss di Francavilla Angitola (il pg aveva chiesto l’ergastolo per lui e i fratelli Fruci).
I fratelli Fruci in appello erano stati anche condannati a risarcire i familiari di Ciriaco (moglie, figlie e fratelli) che si sono costituiti parte civile con gli avvocati Pietro e Gianfranco Agapito e Eugenio Battaglia.
Omicidio Ciriaco, la testimonianza chiave di Angela Donato
Dopo l’assoluzione di settembre del 2017, il pm Luigi Maffia impugnò la sentenza di primo grado, emessa dal gup al termine del processo celebratosi con il rito abbreviato e al processo d’Appello il pg chiese e ottenne l’audizione anche della teste Angela Donato, madre di Santino Panzarella (scomparso a luglio 2002, 4 mesi dopo il delitto Ciriaco), che fin dal 2005 raccontò di aver visto in un capannone prima dell’omicidio una Fiat Uno bianca, come l’auto utilizzata dai sicari per l’omicidio, sospettando che alla guida dell’auto la sera del delitto ci fosse stato il figlio (Santino Panzarella, scomparso nel 2002) che fu seguito dalla madre dopo il delitto.
Come si ricorderà, l’avvocato Ciriaco fu ucciso 20 anni fa, nella tarda serata dell’1 marzo 2002 in località Calderaio di Maida quando una Fiat Uno bianca (poi ritrovata e risultata rubata a Reggio Calabria, ma anche una Lancia Thema risultata rubata nel 1996 a Vibo ritrovata completamente bruciata in località Cutura di Feroleto Antico era stata utilizzata per l’omicidio) con a bordo almeno due sicari affiancò il fuoristrada condotto dal professionista, trucidato con diversi colpi di fucile a pallettoni.
La svolta alle indagini dodici anni dopo il delitto: oltre alle rivelazioni del collaboratore di giustizia Michienzi, che aveva svelato la pianificazione dell’omicidio a cui lui stesso disse di aver preso parte, l’accusa si era avvalsa poi anche della testimonianza di Angela Donato. Secondo le accuse, sarebbe stato Anello a ordinare l’eliminazione dell’avvocato per l’acquisto di una cava di inerti poiché avrebbe voluto che finisse ad un imprenditore già sottoposto ad estorsione.
Ora la Cassazione ha rimesso tutto in discussione. La difesa è stata sostenuta dagli avvocati Sergio Rotundo e Luca Cianferoni per Giuseppe Fruci e Anselmo Torchia e Giuseppe Spinelli per Vincenzino Fruci.