di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA
Sono sostanzialmente tre le ragioni che hanno indotto i giudici di Corte D’Assise presieduta da Alessandro Bravin ad assolvere lo scorso 28 febbraio Salvatore Abbruzzo (43 anni) e Francesco Gualtieri (46 anni), entrambi di Borgia, accusati del duplice omicidio di Massimiliano Falcone e di suo cugino Davide Iannoccari, aggravato dalle modalità mafiose, avvenuto il 20 novembre del 2006 a Taverna nel Catanzarese.
Il mendacio di Mirarchi, la non affidabilità della consulenza del pm sull’orario della morte e il valore neutro al contributo intercettivo (celle telefoniche per individuare l’esatto posizione di Abbruzzo) sono i tre elementi principali che hanno sostenuto le ragioni dell’assoluzione dei due imputati e smontato la tesi del pubblico ministero Debora Rizza che aveva chiesto l’ergastolo.
Secondo la ricostruzione della direzione antimafia di Catanzaro il movente sarebbe stato da ricercare nei contrasti territoriali insorti tra la famiglia Cossari e i Catarisano per il controllo dell'area di Roccelletta di Borgia.
Massimiliano Falcone, esponente di spicco della famiglia Cossari e conosciuto per la sua caratura criminale e spregiudicatezza, in particolare, nella gestione delle attività estorsive, stava trascorrendo all'interno del villaggio Lagomar la sua latitanza.
Qui fu raggiunto dai due killer e freddato, assieme al cugino Davide Iannoccari, da numerosi colpi di due pistole calibro 9.
I cadaveri sarebbero poi stati gettati nelle campagne di Sorbo San Basile con l’intento di distruggerli dandoli alle fiamme.
La chiave di volta delle indagini risiedeva nelle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia: Raffaele Moscato, Gennaro Pulice e Santino Mirarchi, tutti concordi nell'attribuire il duplice omicidio ai due esponenti dei Catarisano, avvicinatisi al reggente della famiglia contrapposta ma solo per decapitarne il vertice.
Accolta invece la linea difensiva degli avvocati Salvatore Staiano, Guido Contestabile ed Antonio Lomonaco, con il contributo professionale del legale Isabella Camporato che avevano richiesto l’assoluzione.
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