di MARIA CLAUDIA CONIDI*
"Siamo arrivati al secondo grado di giudizio. La sentenza che ha inflitto la pena dell' ergastolo all' assassino della povera Pamela Mastropietro, la giovane romana violentata, accoltellata e fatta a pezzi dal suo assassino, ha ribadito quanto statuito dai giudici di primo grado. La Procura Generale ha avocato le indagini, avendo lasciato intendere l'assassino che non è stato da solo ad infierire sulla sua vittima la sera dell' abominevole fatto di sangue. Con lui evidentemente, c'erano altri soggetti.
Il collaboratore di giustizia Vincenzo Marino aveva detto anche questo. Oggi la madre di Pamela chiede che sia fatta giustizia a 360 gradi. Oggi quelle dichiarazioni di Marino per le quali la Corte d' Assise di Macerata aveva richiesto la trasmissione delle stesse alla Procura perché si procedesse contro di lui, per la falsa testimonianza, ne sono usciti indenni.
C'è una pronuncia del GIP di Macerata che archivia ogni addebito al Marino, su pedissequa richiesta del Procuratore della Repubblica Dr. Giorgio, il quale con indagini suppletive, ha potuto accertare che le cose dette dal Marino erano più che veritiere, poiché potevano essere conosciute solo dall'assassino, come la circostanza relativa alla presenza di molti nei sulle spalle e sui seni della vittima.
La perizia sul corpo di Pamela l'ha poi appurato. Anche sul fatto che Oseghale Innocent avesse contatti di natura criminale con soggetti di Padova e S. Maria Capua Vetere è circostanza emersa a seguito di indagini suppletive sul punto e relative al dichiarato di Vincenzo Marino, ritenuto dai giudici di prime cure dato non riscontrato.
E che Marino potesse sperare in un riconoscimento dalla giustizia a cui tanto ha dato, al punto di vedersi attribuire un programma di protezione, è fatto alquanto inverosimile, poiché lo scenario delittuoso, relativo all' omicidio della Mastropietro, non è di certo di stampo mafioso. Dunque ora toccherà alla Procura Generale presso la Corte d' Appello di Ancona accertare la sussistenza di complici in questo efferato omicidio. Sentiranno di nuovo il mio storico cliente? Saprò di certo consigliargli al meglio come comportarsi. E se la collaborazione è comunque una scelta sia pur da " coronare" con la giusta ricompensa, in questo caso come in altri, di certo Marino non ha avuto la sua.
E pensare che esistono collaboratori di "giustizia" che godono del programma di protezione senza neanche un riconoscimento premiale di tipo sanzionatorio e che per anni vengono pagati dallo Stato, cioè da tutti noi, senza avere condanne, a loro carico attenuate da circostanze speciali per la collaborazione resa. Potrei enumerarne tanti. Giustizia è questa? No è l'Italia dei disvalori".
*avvocato
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