di ANTONIO CANNONE
Toccherà nuovamente al Tribunale del Riesame decidere per un nuovo giudizio che riguarda l'accusa pesante per il 41enne Luciano Scalise di essere il mandante dell'omicidio dell'avvocato lametino, Francesco Pagliuso, ucciso la sera del 9 agosto del 2016 sotto la sua abitazione in via Marconi.
Questo quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, quinta sezione penale, che ha accolto il ricorso di Scalise (difeso dagli avvocati Antonio Larussa e Piero Chiodo) “per mancanza di gravi indizi di colpevolezza”. L'uomo, per la Dda di Catanzaro, è considerato ai vertici dell'omonima cosca di Decollatura e si trova in carcere dal 10 gennaio scorso perché finito nella rete dell'operazione dei carabinieri chiamata in codice “Reventinum” ed arrestato insieme ad altre 12 persone indiziate di delitto per associazione di tipo mafioso.
Come si ricorderà, tutti gli indagati dell’operazione “Reventinum” sono stati ritenuti appartenenti a due cosche di 'ndrangheta in contrasto tra loro. Ovvero quella degli Scalise e quella dei Mezzatesta. L'area di interesse era quella dell'Alto Lametino e in quel contesto, secondo gli investigatori, maturò la decisione di uccidere l'avvocato Pagliuso. Scalise, tuttavia, ha sempre negato ogni responsabilità. Mentre, l’insospettabile Marco Gallo di 33 anni, è accusato di essere l’esecutore materiale del delitto.
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